Aspettando Maometto

A Roma, il Teatro dell'Opera propone un'opera rossiniana poco nota, il Maometto II, diretta da Roberto Abbado, con Dmitry Korchak, Marina Rebeka, Alex Esposito e Alisa Kolosova. Dal 28 marzo all'8 aprile
Roma

Passata la Manon Lescaut diretta da Riccardo Muti, il romano Teatro dell’Opera offre ben sette recite (dal 28 marzo all’8 aprile) di un capolavoro rossiniano poco noto al grande pubblico, cioè il Maometto II, diretto da un esperto e misurato Roberto Abbado con l’allestimento luminoso di Pier Luigi Pizzi ed intepreti come Dmitry Korchak, Marina Rebeka, Alex Esposito e Alisa Kolosova.

Il Maometto, rappresentato al San Carlo di Napoli il 3 dicembre 1820 – Rossini aveva 28 anni e in quell’anno era morto Schubert, che ne aveva solo 32 – è un’opera seria in due atti. Si svolge a Bisanzio, assediata da Maometto. Il prode Erisso vuole affidare la figlia Anna a Calbo ma lei non vuole fuggire: ha un amore segreto con un certo Uberto che è in verità Maometto che l’ama ma è nemico della famiglia. Il finale sarà tragico perché la ragazza sceglierà il suicidio. Si tratta in definitiva di una storia d’amore “storico” e Maometto più che un tiranno è un amante appassionato.

L’opera è ricca di bellissimi interventi corali, di preghiere eteree, di marce squillanti e soprattutto di quei concertati grandiosi come dei tableaux musicali che la rendono un capolavoro di bellezza neoclassica con prefigurazioni romantiche. L’orchestra rossiniana è curatissima e le voci, specie del soprano e del basso, svettano e cantano melodie  fra le più intense di Rossini.

Ascoltare l’opera nella direzione di Gelmetti, con Pertusi, Gasdia, Vargas incisa per Ricordi.

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