Aspettando Ernani
C’è attesa per l’apertura della stagione 2013-14 al romano Teatro dell’Opera. Riccardo Muti, il massimo direttore verdiano oggi, ha già incontrato centinaia di giovani il 15 novembre in un'appassionante lezione-concerto sul verdiano Ernani, l’opera che inaugura appunto la stagione. Oggi il romanticissimo melodramma in quattro parti, libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma Hernani di Victor Hugo, è poco eseguito. Scarsezza di voci adatte in un’opera che richiede quattro personaggi formidabili, sbalzati da un Verdi focoso a 31 anni?.
I personaggi, si diceva, sono quattro: Ernani, il nobile Giovanni d’Aragona che si è dato alla macchia, Elvira, sua segreta amante, che però è concupita sia da don Carlo, futuro re, che dal vecchio zio Silva, Grande di Spagna. Tre giovani in disputa con un vecchio.
L’opera, data alla Fenice di Venezia il 9 marzo 1844 con straordinario successo, vide Verdi, al suo quarto lavoro, trovare fama anche fuori della Scala milanese, in un teatro degli esordi.
Cosa ha di forte Ernani? Non lo schema, che è quello donizettiano: aria di sortita (cavatina) di ogni personaggio seguita dall’immancabile e “fiera” cabaletta, cori, concertati. In Verdi c’è però una foga, un'irruenza, un tratto sanguigno ed una passionalità esasperata che avvince e soggioga, soprattutto nei concertati, dove il soprano e il tenore svettano all’unisono, lanciando in alto la melodia sul sussurro del coro, come avviene all’inizio della parte terza, ad Aquisgrana.
Melodie appassionate (“Ernani, involami”, "O de verd’anni miei", “Infelice e tuo credevi”), cori slanciati e prerisorgimentali (“Si ridesti il leon di Castiiglia”) e l’ultimo icastico atto, dove Ernani muore della morte infelicissima degli amanti impossibili, così romantica e “fatale”, ma con il bruciare ritmico di Verdi, inesorabile eppur grondante lacrime.
Ce n’è abbastanza perché Muti ne offra una lettura rovente, precisissima, grazie ad un cast con nomi come Francesco Meli ( Ernani), Tatiana Serjan (Elvira), Ildar Abdrazakov (Silva). Il manifesto firmato da Mimmo Paladino con due facce di profilo opposte è icastico come il dramma, che si avvale dell’allestimento e regia firmato da Hugode Ana.
La prima il 27, repliche il 29, e a dicembre 1, 3, 10,12,14.