Aspettando Cancun
Da Evian a Cancun. Il prossimo grande appuntamento internazionale sarà in Messico in settembre e riguarderà l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), una delle istituzioni più contestate da una parte della società civile. Ero a Ginevra nei giorni del recente G-8 e sono rimasto colpito da alcuni fatti. Da un lato la vitalità della mobilitazione popolare con dibattiti e manifestazioni pacifiche, dall’altro la difficoltà che dura dal 1999, da Seattle, di impedire la presenza di gruppi che fanno della violenza fine a sé stessa il loro obiettivo e il loro metodo. Il problema c’è, e finora né la gestione dell’ordine pubblico, né le forme di autocontrollo dei manifestanti pacifici sono riusciti a risolverlo. Le radici, secondo me, vanno ricercate più in profondità nelle galassie del disagio giovanile e nella ricerca di alternative che si materializzano in forme violente, e richiede perciò risposte di largo respiro. Ginevra è, come si sa, di fronte a Evian, l’una in Svizzera, l’altra in Francia. Ma Ginevra è soprattutto una delle due sedi più importanti dell’Onu (l’altra è New York) e perciò la domanda era più forte di altre volte: cosa c’è di nuovo in un G-8 allargato, quando esiste già il luogo, l’Onu; dove tutte le questioni di cui si parla, dalla pace allo sviluppo, potrebbero essere affrontate con efficacia e in modo partecipativo? Non si tratta di considerare illegittima la riunione di alcuni capi di governo, che hanno pieno diritto di farlo, ma di riflettere sulla sua opportunità e utilità. Da Evian a Cancun. Il risultato della ultima conferenza del Wto di Doha nel 2001 aveva due aspetti: di riuscire a far ripartire i negoziati interrotti a Seattle e di aver prodotto un documento finale centrato sul legame fra commercio e sviluppo (vedi box), condizione necessaria posta dai paesi in via di sviluppo (Pvs) per dare il proprio consenso al proseguimento dei lavori. In questi due anni i negoziati sono partiti o proseguiti, ma le difficoltà non mancano, sia per mantenere i tempi prefissati di conclusione, il 1° gennaio 2005, sia sulla sostanza della cose. L’ennesimo rinvio della scadenza sui temi agricoli, prevista a marzo scorso, e il mancato accordo sui prezzi dei farmaci nei paesi poveri, ne sono un esempio. La Wto è nata con l’obiettivo di favorire il libero commercio e di dare soluzione alla controversie che insorgono in questo settore, ma da un lato ha progressivamente esteso il suo campo di applicazione dai prodotti industriali e agricoli ai servizi, dall’altro si è incontrata con tutti gli “and” cui il commercio è legato: commercio “and” ambiente, salute, diritti dei lavoratori, per citarne alcuni. Il confronto è molto semplice, ma in alcuni casi vitale: è quello fra interessi e diritti, con la differenza che i diversi interessi economici possono trovare nella Wto un metodo di soluzione che arriva fino alla comminazione di sanzioni alle parti interessate, mentre la tutela dei diritti, quello alla salute o alle giuste condizioni di lavoro presenta metodi di protezione molto blandi a livello internazionale. Un altro punto riguarda l’ampliamento delle materie su cui portare avanti i negoziati, in particolare la liberalizzazione dei servizi, dove i conflitti possono emergere con forza in settori sensibili come quello dell’acqua. La privatizzazione dei servizi idrici, eventuale conseguenza della liberalizzazione, tocca o no il diritto all’acqua potabile per chi non ce l’ha, e il diritto a conseguirla in modo equo per chi ne dispone? Possiamo far diventare prodotto commerciabile ogni risorsa naturale? È un altro aspetto della faticosa ricerca di governance a livello globale. Se a livello nazionale possono insorgere conflitti fra gli interessi commerciali e industriali e i diritti dei cittadini alla salute e al lavoro, ed essi dovrebbero trovare composizione attraverso l’azione del governo e del parlamento, a livello globale non abbiamo oggi una chiara distinzione di competenze e un ruolo armonizzatore. Lo vediamo nel commercio, ma discorsi simili si possono fare per le questioni finanziarie. Ci sarebbe, per le questioni della pace, il Consiglio di sicurezza, ma abbiamo costatato di recente come è stato sopravanzato dall’atteggiamento unilaterale di alcuni stati. Bisogna imboccare delle strade realistiche, ma non anguste: rafforzare il coordinamento fra le istituzioni della famiglia dell’Onu, per cui ci deve essere coerenza fra le politiche del Fondo Monetario e quelle della Organizzazione internazionale del lavoro o della Wto; rafforzare i compiti delle organizzazioni specializzate in materia di salute, di sviluppo, di lavoro; approfondire la fattibilità di un Consiglio di sicurezza in materia economica e sociale; rafforzare la partecipazione della società civile all’interno delle istituzioni internazionali, che fra l’altro aiuterebbe a far calare la tensione con i gruppi più violenti. Il G-8 si è concluso con la reiterazione di una serie di impegni su acqua, sviluppo, lotta alla fame, salute, debito, che si spera possano perlomeno costituire un segnale non di nuovi impegni (di nuovo c’era poco), ma di mantenimento di quelli già presi in questi anni e non raggiunti. Cancun, senza caricarla di troppe aspettative, sarà una tappa per verificare alcuni di essi, senza tralasciare però il disegno complessivo, al quale la comunità internazionale è chiamata a lavorare. COSA È LA WTO L’Organizzazione mondiale del commercio, con sede a Ginevra, è stata costituita ufficialmente nel 1995, al termine di un lungo processo durato quasi cinquant’anni. È dunque la più giovane fra le istituzioni internazionali. È fra le più agili, con sole 500 persone che vi lavorano, ed è pure fra le più numerose: vi aderiscono 146 paesi. Nel 1947, alla firma del Gatt, l’accordo generale su tariffe e commercio, erano solo in 23. Più di tre quarti dei paesi aderenti sono Paesi in via di sviluppo o economie in transizione dal socialismo all’economia di mercato.Vi fa parte la Cina, e la Russia preme per entrare. Sito ufficiale:www.wto.org LA CONFERENZA DI CANCUN Si terrà in settembre e sarà una tappa intermedia del nuovo round di negoziati avviati nel 2001 durante la conferenza di Doha in Qatar, che si era conclusa con l’Agenda per lo sviluppo. Dopo il fallimento della riunione di Seatlle nel 1999 il programma è ambizioso e riguarda: * i negoziati sull’accesso al mercato, soprattutto per i prodotti dei Paesi in via di sviluppo (Pvs), fra cui quelli agricoli, e per facilitare il commercio dei servizi; * i negoziati sulle regole del commercio internazionale: revisione del sistema di soluzione delle controversie e individuazione di nuovi soggetti che potranno essere regolati dalla Wto; * un’applicazione più flessibile delle regole vigenti e l’assistenza tecnica per i Pvs; * il rapporto fra protezione della proprietà intellettuale e diritto alla salute, come nel caso dei farmaci anti Aids. Siti per approfondimenti: www.europa.eu.int/comm/trade; www.campagnawto.org; www.focsiv.it