Ascoltare Lampedusa e convertire la politica

È pensabile abolire la Bossi-Fini? È possibile votare in fretta politiche non di egoismo e di ripiegamento? Si può chiedere aiuto all’Europa senza prima mettere ordine a casa nostra? Lasciamo la parola ai nostri lettori e alle loro proposte dopo questa ennesima tragedia
Proteste dei lampedusani all'arrivo di Barroso

Oggi sono a Lampedusa José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea e  il presidente del consiglio Enrico Letta, assieme al vicepremier Angelino Alfano. È buona cosa e sta ad indicare che  l’intero paese e l’intero continente sono interpellati dalla tragedia di quest’isola del Mediterraneo che sta arrivando a contare oltre trecento uccisi.

Non sono morti per sbaglio, per un incidente, per una inefficienza. Sono stati uccisi dai regimi autoritari da cui provengono. Sono stati uccisi da un’Europa distratta e ripiegata su se stessa e sul suo egoismo. Sono stati uccisi da un’Italia, che ha perso l’anima quando ha introdotto il reato di clandestinità: segno di una cultura del respingimento e della morte dell’altro.

Davanti all’eccidio di Lampedusa Barroso, Alfano e Letta, a nome dell’Europa e dell’Italia devono chiedere perdono, perchè la politica che uccide è una politica morta e mortifera. Devono ascoltare il grido muto delle trecento vittime.

Le carrette del mare che portano, sulle nostre coste, bambini,donne, uomini che fuggono dalla povertà e dalla guerra, raccontano una sofferenza senza limiti,che noi semplicemente ignoriamo.

Allora compito dei governi, del governo europeo e del nostro governo è di fare politiche di cooperazione per  sconfiggere la povertà e politiche di riconciliazione  per scomunicare la guerra e per abolirla dalla vita dei popoli.

L’Italia insieme all’Europa, e come grande paese europeo, deve  muoversi con coraggio e con visione e percorrere le due direttrici di  lotta alla povertà e di ripudio della guerra. I paesi da cui vengono i migranti rivelano questa geografia della fame e della guerra.

Ma Letta e Alfano non possono chiedere a Barroso impegni forti da parte dell’Europa se prima non mettono ordine in casa nostra. In questi giorni abbiamo visto troppe lacrime di coccodrillo e troppe parole vuote di sapienza e piene di retorica.

Molti parlamentari e presidenti di istituzioni sono andati a Lampedusa, ma niente cambia ,o per meglio dire, si dice che cambierà, ma senza fretta. Quasi che la fretta sia davvero cattiva consigliera. Quando avvengono terremoti e alluvioni si fa subito un decreto per permettere un intervento di emergenza e urgenza. Questa volta la politica non ha scelto la via del decreto. La  politica ha detto che non c’e’ nessuna urgenza. Qualche lacrima e tutto è risolto.

Invece c’è un’emergenza umanitaria e un’urgenza umanitaria che domandano  un decreto: c’è l’emergenza di un Paese che si perde dietro piccoli calcoli di potere e l’urgenza di salvare tante vite che ieri, oggi e domani arrivano dalla povertà e dalla guerra alle nostre coste.

Letta e Alfano, con un decreto legge del governo pongano fine allo scempio della Bossi-Fini. È il primo e indispensabile passo per  sconfiggere una cultura mortifera che ha solo prodotto odio ed egoismo mentre il nostro Paese vive già lacerato da mille e mediocri conflitti.

È il primo atto  di solidarietà verso coloro che sono stati uccisi, certo dagli scafisti e  dai regimi autoritari, ma alla fine da questa cultura del disprezzo dell’altro, alimentata da forze politiche, che lucrano sull’egoismo e sulla paura. .

Il papa a Lampedusa a luglio aveva chiesto perdono per la politica,che uccide. E a settembre la strage di Scicli ha solo anticipato la tragedia di Lampedusa.

Cosa dobbiamo aspettare per avere un gesto urgente e coraggioso della politica?  L’abolizione per decreto della Bossi-Fini ha un costo politico, lo sappiamo bene, ma quei morti ci giudicano e il loro sangue è già salito presso Dio. Non possono attendere loro e non possiamo attendere noi.

Oggi un decreto di urgenza avrebbe il valore di una solidarietà senza confini. Certo occorre fare anche molte altre cose, ma questo rappresenterebbe un atto di conversione che aprirebbe nuove e inedite strade alla ricostruzione morale e civile anche dell’Italia.

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