Ascoli, una città e tre appuntamenti
La situazione politica ed economica del Paese e quella del territorio, analizzati partendo da tre libri di Città Nuova. Un'iniziativa di cui ci parla il direttore di Vita picena don Giampiero Cinelli
«È stato un regalo»: così definisce Una città per il bene comune – la rassegna con tre presentazioni di libri di Città Nuova ad Ascoli Piceno – il direttore della rivista Vita Picena don Giampiero Cinelli. Il progetto, partito il 20 novembre con Zero Poverty, proseguirà il 2 dicembre con L’arte di unire di Mons. Petrocchi, per concludersi il 20 gennaio con il Dizionario di economia civile . «Un diacono aveva regalato all’assessore ai Servizi sociali del comune di Ascoli Piceno, la prof.ssa Donatella Ferretti, il libro di mons. Petrocchi – continua Cinelli –, ascolano anche lui e suo collega all’Istituto magistrale “Elisabetta Trebbiani”». Da qui è nato il desiderio dell’assessore di invitare mons. Petrocchi, che si è tradotta in un’occasione, «in questo particolare momento dell’Italia ed della nostra realtà locale fortemente colpita dal fenomeno della disoccupazione, di offrire alla città una serie di riflessioni su un trittico di temi» con la partnership di Città Nuova e del comune ascolano. Ce ne parla Mons. Cinelli.
Qual è la situazione territoriale di Ascoli in tempo di crisi?
«La situazione ascolana si incastona in questo momento difficile per l’Italia, con una peculiarità specifica. Ascoli apparteneva all’area della Cassa del Mezzogiorno, e questa è stata la molla per l’industrializzazione: purtroppo le aziende che si sono insediate nel territorio erano e sono solo realtà operative manifatturiere. È mancato, pertanto, un volano per la costituzione di un sistema imprenditoriale locale. Abbiamo perso circa 8 mila posti di lavoro dall’inizio della crisi, e molte aziende sono di nuovo in cassa integrazione o con contratti di solidarietà. In particolare la situazione giovanile è segnata da un’elevata difficoltà a trovare sbocchi lavorativi»
78 milioni di persone nell’Unione europea sono a “rischio povertà”, e il Rapporto Caritas 2011 segnala una situazione difficile per il ceto medio italiano. Quanti e quali sono gli esclusi?
«Per ora nella nostra realtà ha retto il “sistema famiglia”. L’aiuto degli anziani, che godono di una pensione, è oggi lo spazio di manovra dei giovani e meno giovani disoccupati e/o in mobilità. Evidentemente questa situazione può essere solo temporanea. In tanti emerge un certo fatalismo e scoraggiamento»
Cosa si propongono questi tre appuntamenti?
«L’idea è quella di offrire uno spazio di riflessione sui temi della povertà, della politica e dell’economia con l’intenzione di sollevare nel cuore e nella mente dei cittadini ascolani un sussulto tale da non dimenticare “gli ultimi” della città, e anzi che a partire da questi si ricostruisca un tessuto sociale ed economico con una “buona politica” che persegua uno percorso di ricostruzione sociale ed una “buona economia” che valorizzi le specificità dell’area e coniughi l’impegno imprenditoriale con un’attenzione speciale verso “gli ultimi”».