Ascoli. Il gusto del lavoro in comune

Come è cresciuta una rete associativa intorno allo Slot Mob di maggio. La scoperta dei bar senza slot. La ricchezza della reciprocità nei diversi percorsi dentro la città. Il desiderio di continuare.
Slot

Ad Ascoli Piceno l’iniziativa dello Slot Mob si è tenuta, nonostante una pioggia torrenziale, raccogliendo l’entusiasmo di un nutrito numero di persone e di varie realtà impegnate nel sociale. Appare evidente che nella nostra città le problematiche connesse al gioco d’azzardo iniziano ad avere un peso rilevante.

Il tutto ha avuto inizio, in una sala consiliare stipata al limite della capienza, col convegno “Facciamo “buon gioco” contro il gioco d’azzardo”, una tavola rotonda sui temi legati al gambling (gioco patologico), che ha visto la partecipazione delle istituzioni oltre a quella di economisti, sociologi, psicologi e varie associazioni di volontari e professionisti. Erano presenti, tra l’altro, vari esponenti di ideatori e promotori dello Slot Mob.

Terminata la conferenza si è proceduto, in un clima festoso e partecipato, alla premiazione degli otto bar “virtuosi”, precedentemente identificati attraverso un’indagine-questionario. È stata un’occasione per rivolgere un sincero ringraziamento verso tutti quegli esercenti che in barba a pressioni che arrivano da tutte le parti e alle prospettive di guadagni facili decidono, per ragioni etiche, di rinunciare a tali proventi. Lo Slot Mob intende fare proprio questo; valorizzare e premiare questi piccoli eroi del nostro tempo esprimendo nei loro confronti un “grazie” tangibile e pubblico.

L’individuazione di questi esercizi commerciali è arrivata grazie ad una capillare somministrazione di un questionario che ha impegnato il mese precedente l’evento. I giovani delle varie associazioni hanno intervistato un numero molto ampio di titolari e gestori di bar, scoprendo una realtà cittadina praticamente sconosciuta al tessuto sociale, silenziosa ed ammirabile, composta da esercenti che hanno deciso di rinunciare a questo genere di guadagni nonostante varie sollecitazioni da parte non solo delle concessionarie e dei loro rappresentanti ma spesso anche del proprio commercialista e non di rado addirittura delle famiglie. La risposta più frequente riguardava il rifiuto netto di assistere nel proprio locale alla rovina delle persone. Come ha detto un barista del centro storico: «Noi vogliamo avere la mente libera; mettere le Slot significa avere la mente occupata».

Dopo la conferenza in Comune, si è svolto un corteo per le vie della città giovani e meno giovani muniti di cartelli e fischietti che, in barba alla pioggia, hanno sfilato in modo simpatico e coinvolgente dirigendosi verso i bar premiati, per un meritato happy hour che si è protratto fino a tardi secondo la finalità esplicita di favorire il “buon gioco” contro le nuove povertà e la dipendenza dal gioco d’azzardo. Si è trattato di una sincera esperienza di “reciprocità” nella quale ogni soggetto coinvolto, singolo e collettivo, ha avuto la possibilità di “dare e ricevere” rimanendo su un piano di perfetta uguaglianza e dignità tra tutti.

Tutto ha avuto inizio da un gruppo di giovani che da tempo avevano cominciato ad incontrarsi regolarmente con l’idea di organizzare qualcosa al servizio della città. Tra le iniziative possibili, avevano individuato anche uno Slot Mob ma in corso d’opera si sono accorti che anche altre organizzazioni del territorio (oltre 15) avevano avuto la stessa idea e si sono messe in rete. Realtà molto diverse tra loro. Al di là di ogni possibile luogo comune, la diversità ha rappresentato una ricchezza ed i lavori sono andati avanti in modo spedito. Ad ogni incontro organizzativo il numero dei partecipanti era sempre più nutrito a testimonianza di un entusiasmo crescente.

Le varie istituzioni cittadine (Comune, Asur, Ambito Territoriale), hanno dichiarato la propria adesione. Un’esperienza coinvolgente e positiva che, a Slot Mob concluso, ha suggerito l’opportunità di rivedersi per continuare a condividere progetti e iniziative.

Sarà importante, nel pieno rispetto delle peculiarità di ogni gruppo, trovare i modi e i tempi per continuare a lavorare insieme, proprio per mantenere tra questo legame sociale che crea la comunità del bene comune.

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