Ascoli, città in rete

Tradizione, storia, arte e gastronomia. Il centro marchigiano offre al visitatore innumerevoli spunti d’interesse. E un tessuto sociale ricco di associazioni e iniziative

Una città fiera di sé, elegante, con radici e tradizioni antiche. La cittadina marchigiana coi suoi 50 mila abitanti, si presenta in modo nobile al visitatore di turno. Non distante dal mare e neanche dai monti, 25 km, ben visibili da ogni punto della città, situata sulla valle del fiume Tronto, e compresa tra due aree naturali protette: il Parco nazionale del Gran Sasso e i Monti della Laga a Sud e il Parco nazionale dei Monti Sibillini a Nord-Ovest. Un’economia che negli anni ’60 ha visto il proliferare di grandi aziende sorte grazie agli incentivi della Cassa del Mezzogiorno, ma che dal Duemila in poi ha risentito fortemente della delocalizzazione con conseguente perdita di numerosi posti di lavoro. Pare una cava di travertino a cielo aperto,  fin  dalle  origini  il principale materiale utilizzato nella costruzione degli edifici soprattutto al centro, dove è ben visibile nella pavimentazione delle piazze come nelle chiese, nelle abitazioni signo- rili ma anche in quelle del popolo. Vi si trovano segni evidenti dell’età romanica (ben 16 chiese), del francescanesimo (è la città natale di Nicolò IV, il primo papa dell’ordine mendicante), dell’Umanesimo che qui ha vissuto una fase ricchissima nella seconda metà del ’400. E non mancano opere che testimoniano l’influsso del Barocco e del Liberty. Due le piazze storiche: piazza del Popolo, che nel ’500 venne riorganizzata con un colonnato e sulla quale si affacciano la chiesa di San Francesco, il palazzo dei Capitani e il caffè Meletti, inaugurato nel 1907, un “salotto”, dove  il  tempo si ferma e si entra in un’atmosfera del tutto particolare.

La piazza più antica della città è però piazza Arringo, il cui nome richiama le arringhe, le assemblee cioè tra cittadini riuniti per deliberare su decisioni riguardanti la cit- tà. Su questa piazza, che continua ad essere il centro civile e religioso, sorgono il palazzo dell’Arengo, sede del Comune e della pinacoteca civica; quello vescovile, sede della diocesi; il battistero medioevale di San Giovanni, in stile romanico; la cattedrale di Sant’Emidio, patrono della città, già esistente in età paleocristiana e sottoposta a successive ricostruzioni.

Ascoli è anche chiamata la “città delle cento torri”. Nel Medioevo, infatti, qui si ergevano non cento, ma ben 200 torri gentilizie, a dimostrazione del potere delle famiglie che le costruivano. Federico II nel 1242 ne fece abbattere 90 e oggi se ne possono vedere una cinquantina, in diversi stati di conservazione, entrate a far parte di abitazioni oppure divenute torri campanarie di alcune chiese.

 

La gastronomia, un’arte

«Quanne lu cuorpe sta bbè, l’anema canta»,  recita  un  proverbio locale, presente anche in una iscrizione lapidea. Una frase che spiega il buon gusto degli ascolani. Se ci si trova  in città nei giorni di festa, che sia Natale, Pasqua o altro, si viene irresistibilmente attratti da un odore acuto. Dalle case come dai laboratori che li producono, si diffonde in effetti per le strade un forte profumo di fritto: ravioli, agnello impanato, verdure, cremini e soprattutto la regina dei fritti, l’oliva ascolana, famosa già in epoca romana e oggi prodotto gastronomico che più contribuisce alla notorietà di Ascoli. La tradizione narra che fra i suoi grandi estimatori l’oliva ascolana annoveri Gioacchino Rossini e Giacomo Puccini. Di Giuseppe Garibaldi si registra persino la data in cui le assaggiò: il 25 gennaio 1849, quando soggiornò brevemente in città. Si conosce anche la sua data di nascita, l’anno 1800, allorché i cuochi delle grandi famiglie nobiliari dell’epoca inventarono il ripieno delle olive per trovare il modo  di consumare le grandi quantità di carne che i contadini erano obbligati a conferire ai loro padroni. Fu poi nel 1875 che l’ingegnere Maria- no Mazzocchi ne fece una vera e propria attività industriale.

 

Le tradizioni

Non mettete in programma attività importanti il giorno di carnevale. La città tutta è infatti impegnata a celebrarlo, anzi, direi di più, a viverlo. Attori per un giorno, piccoli o grandi che siano, gli ascolani scendono in piazza impersonando i personaggi più originali ma anche più normali, dal medico di famiglia all’insegnante, dal panettiere al sindaco. È il momento in cui la burla, l’estrosità, l’invettiva, le risate su sé stessi e sugli altri trovano libero sfogo e nessuno ci rimane male. Insomma, una città che si trasforma in palcoscenico, in un misto di ironia e arguzia (tratto ti- pico degli ascolani), attirando gente anche dai posti vicini ed esportando spirito ogni anno nuovo nel resto delle Marche e non solo.

La prima domenica di agosto, invece, va in scena la Giostra della Quintana, le cui radici storiche qualcuno considera antiche, risalenti addirittura al IX secolo, epoca dell’invasione dei saraceni. Un torneo cavalleresco, preceduto da tanto di lettura ufficiale del bando di sfida fra i 6 sestieri cittadini (i 6 quartieri in cui è divisa la città) che si contenderanno il palio. Suggestivo il corteo con 1500 figuranti, in costumi del 1400, che  sfila  lungo le strade del centro storico. La rievocazione, che ha ripreso vita nel 1955, si è nel tempo affermata come manifestazione leader nel suo ambito e nel 1986 è stata riconosciuta dal ministero del Turismo e dello spettacolo e inserita nell’elenco della Presidenza del Consiglio quale iniziativa culturale di interesse nazionale. Nel 2017 si svolgerà domenica 6 agosto, mentre l’edizione notturna avrà luogo sabato 8 luglio.

 

Ascoli in rete

Passeggiando per Ascoli, insieme alle bellezze artistiche e architettoniche, ai vicoletti e ai ponti, incrocio qua e là edifici segnati da targhe. Indicano non solo professionalità precise,  studi  di  avvocati o medici, ma segnalano la presenza di numerose associazioni di ogni tipo. È un’altra delle caratteristiche di Ascoli, quella di un associazionismo diffuso e presente, spesso una risposta  importante ai bisogni della città. A partire dalla Caritas che vanta, tra il resto, la presenza dell’emporio Madonna delle grazie, nato nell’ottobre del 2011 per volontà del vescovo di allora, per dare un sostegno alle famiglie bisognose. Un servizio che rispetta la dignità delle persone che ne usufruiscono, per il 60% famiglie straniere, per il 40% persone del posto, alle quali viene accreditata una tessera caricata mensilmente per l’acquisto di prodotti di prima necessità. Un esempio tra i cento e cento altri che potrei proporre: nel marzo del 2015 per iniziativa di due associazioni, la B&F Foundation (www.bf-foundation.it) e Amolamiacittà, ebbe luogo ad Ascoli un convegno dal titolo “L’amore vince la povertà”. Secondo Pino Felicetti, un lavoro con Banca d’Italia e appassionato della dimensione civile, tanto da promuovere con le associazioni citate prima progetti di microcredito, iniziative rivolte ai giovani e alle famiglie, laboratori di formazione politica, quel convegno segnò una tappa importante «perché ci si rese conto che la città si prestava a far nascere delle reti civiche. Nacque così una rete contro la povertà, tra 11 associazioni. Sono state avviate sinergie, condivisione di data base, ed è venuta l’esigenza di fare qualcosa insieme. Da qui la nascita della Conferenza permanente di associazioni. Stiamo lavorando per costituire un polo contro la povertà, il “Pas” (poveri, accoglienza, solidarietà)». Una rete di cui città e paesi vicini hanno beneficiato in occasione del recente terremoto. «Siamo potuti  intervenire  insieme – conclude Pino Felicetti – sia nell’immediato che successivamente, seguendo da vicino gli sfollati distribuiti negli alberghi».

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