Articolo 11. Il ripudio della guerra
«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»
«Mai più!», vollero gridare i rappresentanti dei popoli del mondo riuniti il 24 ottobre del 1945 per dare vita all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Non doveva ripetersi la tragedia di una guerra mondiale terminata con le esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki.
«Mai più!» afferma l’articolo 11 della Costituzione italiana, entrata in vigore quasi un anno prima della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
O la pace o la distruzione totale.
Uomini e donne della Costituente, di diversa provenienza culturale e politica, percepirono, allora, di trovarsi nello spartiacque della storia, nel pieno del secolo dei totalitarismi e dell’Olocausto. L’articolo 11 esprime la consapevolezza di un percorso millenario che arriva a riconoscere l’umanità come una sola famiglia. Non è, perciò, una semplice esortazione ma ha un valore vincolante.
Se alla pace e al negoziato globale non c’è alternativa, i diritti di libertà non possono essere disgiunti dalla solidarietà. Utopia nefasta è la guerra, perché con essa tutto è perduto.
La Costituzione chiede allo Stato di “fare un passo indietro”: «Consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni». L’unità oggettiva della famiglia umana continua, infatti, a scontrarsi con gli squilibri del pianeta, la fuga per fame dai luoghi ove si è nati e anche l’aumento delle povertà interne ai cosiddetti Paesi avanzati.
Restiamo sospesi sull’abisso davanti ai numeri degli investimenti in armamenti sempre più sofisticati. La paura può condurre, paradossalmente, alla guerra nucleare. Ma non smarriamo il coraggio: i tempi della storia non sono i nostri. Così, un costituente come Giorgio La Pira si è sempre ribellato ai teorici dell’equilibrio del terrore promuovendo, senza sosta, il dialogo internazionale e l’alleanza planetaria tra le città e le civiltà, che hanno il diritto di non essere distrutte e appartengono alle generazioni future. L’articolo 11 della legge fondamentale dello Stato italiano resta perciò un baluardo per le coscienze contro la barbarie e le nuove teorizzazioni sulla guerra giusta.
Per essere applicato ha bisogno di credibili costruttori di pace e necessita dell’impegno di ciascuno.