Artemisia a Pozzuoli

Risparmiate da un devastante incendio, tre opere della prima artista donna che ha dipinto per la Chiesa sono ora il fiore all’occhiello del nuovo Museo diocesano puteolano
Artemisia Gentileschi Pozzuoli
Particolare da "Procolo e Nicea", di Artemisia Gentileschi, Museo diocesano puteolano. (Foto di Di Sailko, Opera propria, Pubblico dominio, Wikimedia Commons)

Puteoli, oggi Pozzuoli, fu prima della realizzazione del porto di Ostia il più importante emporio dell’Impero romano dove affluivano merci da tutto il Mediterraneo per sovvenire ai bisogni dell’Urbe. Il suo nucleo più antico, corrispondente all’acropoli, è il Rione Terra, oggi in avanzato restauro dopo il terremoto del 1980 e il successivo aggravarsi del fenomeno bradisismico, che costrinse i 2600 abitanti, per lo più pescatori ed artigiani, ad evacuare altrove.

Sono tornato in questo quartiere a strapiombo sul mare per costatare non solo i progressi di una rinascita avviata, paradossalmente, proprio dai rovinosi fenomeni vulcanici così frequenti in questi Campi Flegrei, ma anche per visitare il nuovo Museo diocesano allestito nei locali del palazzo vescovile, accanto alla cattedrale tardo-barocca restituita al culto nel 2014: uno spazio sacro altamente suggestivo in seguito all’intervento di restauro, che con soluzioni ardite e originali ha preservato gli avanzi del tempio pagano nelle strutture di epoca successiva. E come Tempio-Duomo è oggi conosciuto.

Inaugurato nel 2016, il Museo diocesano narra attraverso le sue collezioni di statue e dipinti, argenti e marmi policromi, suppellettili liturgiche ed ex voto la storia del territorio flegreo e delle sue tradizioni cristiane a partire dalla prima evangelizzazione. Tra le opere più cospicue, le tele sopravvissute al catastrofico incendio che nel 1964 devastò la cattedrale, resa inagibile per oltre cinquant’anni. Ne sono autori alcuni tra i più noti rappresentanti del barocco napoletano come Giovanni Lanfranco, Cesare e Francesco Fracanzano, Agostino Beltrano, Onofrio Giannone, Massimo Stanzione, Paolo Finoglio e Jusepe de Ribera.

Unica donna tra loro Artemisia Gentileschi, autrice di tre dipinti commissionati dal vescovo spagnolo Martin de León y Cárdenas, che promosse il rifacimento barocco della cattedrale puteolana: San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli, Santi Procolo e Nicea, Adorazione dei Magi. E proprio alla Gentileschi è stata dedicata di recente una sala apposita che permette ai visitatori di ammirare a distanza ravvicinata e nei dettagli le tre imponenti tele del 1636-37 collocate un tempo sulle pareti del coro: un’occasione per apprezzare le peculiarità del linguaggio artistico della pittrice romana, capace di riprodurre con identica maestria l’intensità espressiva dei volti e dei gesti dei personaggi così come le cangianti e raffinate cromie delle loro vesti.

San Gennaro nell’anfiteatro segue le fonti agiografiche riguardo al martirio del santo patrono di Napoli: dato in pasto insieme ai suoi compagni ad orsi e leoni, questi, anziché assalirlo, andarono a leccargli i piedi. La tela ci mostra l’istante in cui Gennaro, in tenuta vescovile, solleva la mano destra quasi a voler benedire le fiere ormai ammansite. Quinta scenografica sullo sfondo, l’esterno dell’anfiteatro di Puteoli, dove nel 305 Gennaro e compagni vennero decapitati, si presenta quale doveva apparire nel XVII secolo: ancora in buono stato ma con le arcate dirute coronate da piante infestanti.

Artemisia Gentileschi
Particolare da “L’adorazione dei Magi”, di Artemisia Gentileschi, Museo diocesano puteolano. (Foto di http://www.museumsyndicate.com/, Pubblico dominio, Wikimedia Commons)

 

 

L’Adorazione dei Magi attira invece per la soave dolcezza che s’irradia dalla Vergine e per l’espressione reverente e commossa dei regali personaggi chinati a rendere omaggio al Bambino Gesù sotto gli occhi vigili di Giuseppe: quanto di più “spagnoleggiante” si possa immaginare.

Infine, nei Santi Procolo e Nicea la pittrice romana propone due esponenti dell’aristocrazia puteolana, figlio e madre che nel 249 caddero vittime della persecuzione ordinata da Decio contro i cristiani. A Procolo, oggi patrono di Pozzuoli (da non confondersi con l’omonimo compagno di martirio di san Gennaro), è dedicata la cattedrale, dove la tradizione lo vuole sepolto con Nicea. E proprio alcune colonne del tempio augusteo che essa inglobò fanno da sfondo ai due santi, ciascuno con la palma del martirio.

Troppo spesso ricordata per la drammaticità di altre sue opere successive allo stupro subìto in giovane età, Artemisia Gentileschi trovò a Napoli un ambiente disposto a commissionarle non solo tele destinate a collezioni private, ma anche importanti opere devozionali da esporre nei luoghi di culto, come appunto queste tre che attestano il magistrale uso del colore in cui l’artista s’era esercitata fin da piccola, ai tempi del suo apprendistato nella bottega del padre Orazio, anch’egli pittore di scuola caravaggesca.

Prima artista donna a dipingere per la Chiesa e prima a frequentare un’Accademia di arti e disegno, Artemisia Gentileschi – vengo a scoprire – in quanto figura esemplare di libertà, riscatto e perseveranza è stata anche associata ad un percorso di valorizzazione del patrimonio culturale flegreo che opera anche per l’inclusione sociale.

Dalla giovane guida che mi illustra la nuova sala apprendo infatti: «Attualmente la cura del Tempio-Duomo e del Museo diocesano è affidata a “Puteoli Sacra”, l’unico progetto europeo che nella gestione di un sito monumentale e archeologico come questo coinvolge ragazzi e donne provenienti da un’area penale; nel caso particolare, dall’Istituto penitenziario per minori di Nisida e dalla Casa circondariale femminile di Pozzuoli. Coordinato dalla Fondazione “Centro educativo diocesano Regina Pacis”, dal 2013 ad oggi “Puteoli Sacra” ha aiutato oltre 600 minori e 600 famiglie con progetti diurni ed ha ospitato 60 minori in progetti residenziali, garantendo loro supporto psicopedagogico, orientamento, formazione e avviamento al lavoro. L’80 % di quanti sono usciti dal Centro ha trovato un’occupazione e 6 di loro lavorano oggi nei progetti della Regina Pacis».

Per informazioni sul progetto “Puteoli Sacra” rivolgersi a questo indirizzo mail.

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