Da arsenale per le armi a casa di Maria

Il grande patrimonio del Sermig a Torino, riconosciuto dal vescovo Nosiglia come "casa di Maria", cuore della pace. La testimonianza del fondatore Ernesto Olivero

Da sabato 21 settembre il Sermig non è solo più “Arsenale della Pace”, ma anche “Casa di Maria”. L’idea e il desiderio di aggiungere questa intitolazione mariana è di mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, “padre e amico”, come firma il suo messaggio fatto arrivare in occasione della messa di intitolazione solenne presieduta dal card. Gualtiero Bassetti (Presidente della Cei) che ha preceduto il momento simbolico in cui è stata svelata l’effige della Madonna posta nel cortile dell’Arsenale.

20190921_110639-002«Maria è cuore della pace, perché da lei è nato Cristo, principe della pace» dice nella sua omelia il presidente Cei.

«Maria è l’anima di questa grande famiglia suscitata dal Signore. Qui infatti tutti sono accolti con amore: nessuno si sente fuori, nessuno è estraneo o marginale, ma ognuno è fratello degli altri. E’ una casa aperta sulla città e sul mondo. E’ giusto dedicare questa casa a Maria perché non può che essere lei a sostenere un’opera così significativa per la nostra Chiesa e la nostra società. Solo Maria, che ha educato Gesù, può farci crescere nella fraternità e nell’amore».

Durante la celebrazione la chiesa dell’Arsenale è gremita: c’è la famiglia del Sermig, ci sono gli amici, i benefattori che con il loro aiuto materiale aiutano l’opera di Olivero a portare avanti la propria missione. Ci sono soprattutto i giovani, motore pulsante del Sermig. E c’è, inevitabile, la commozione di Ernesto e della fraternità: «Diventare “casa di Maria” è per noi una grande gioia, però anche un’immensa responsabilità. Qui gli ultimi possono trovare casa. Qui chi ha conosciuto il male, anche nelle sue forme più estreme, trova occasioni di ricominciare. Qui la fame di cibo può trasformarsi in fame di Dio e, qualche volta, anche l’impossibile può trovare accoglienza. Qui, tra i poveri, Maria può trovarsi bene e può abitare con noi», dice Ernesto nel suo saluto e ringraziamento.

«Questo evento con cui la Chiesa ci riconosce ‘Casa di Maria’ – racconta Ernesto Olivero, fondatore del Sermig – completa la nostra storia perché la Madonna è sempre stata per noi riferimento e guida. Così è anche la storia dell’icona arrivata all’Arsenale, la storia più incredibile della mia vita».

L’effige della Madonna, esposta ora nella chiesa, ha il bambino in braccio e una particolarità, quella di possedere tre mani. “Quella terza mano per noi è un segno di speranza: ci vogliono più di due mani per avvolgere i giovani e la gente stanca, smarrita di oggi”.

Mani che al Sermig certo non mancano, in questa vecchia fabbrica di armi trasformata in “Arsenale della Pace” dal sogno di un gruppo di ragazzi. E che diventano stanze, per chi è non sa dove dormire (1900 le persone ospitate ogni notte); le mani di chi con pazienza smista le grandi quantità di vestiti e materiale di ogni genere che vengono donati per chi ne ha bisogno, quelle di chi cura le persone che non possono permettersi un medico (un centinaio le visite prestate ogni giorno), di chi prepara un pasto caldo (1300 i pasti distribuiti ogni giorno).

A Torino come a San Paolo in Brasile e ad Amman in Giordania. Tre arsenali uniti dallo sguardo della madre di Dio e madre dei giovani. Da quel lontano 1964 ogni giorno e ogni notte le porte degli Arsenali si aprono per chi è più fragile: non importa che siano poveri, vittime delle dipendenze, ammalati,  migranti, famiglie in difficoltà o semplicemente uomini e donne che mille motivi hanno perso la bussola del vivere. A chiunque suona il campanello il Sermig offre una casa e una fraternità, laici e famiglie sempre pronta ad ascoltare.

A svelare l’effige al termine della celebrazione sono due bambini, in rappresentanza di tutti quelli che ogni giorno trovano nel Sermig un luogo non solo di accoglienza, ma anche di crescita umana, imparando i valori della fraternità e del rispetto reciproco.

Questa giornata di festa arriva in un anno particolare per il Sermig e per Ernesto: a maggio è venuta a mancare la moglie Maria Cerrato, insieme a lui anima e “madre” della fraternità. La ricorda Nosiglia nel suo messaggio, la ricorda più volte Bassetti nei suoi interventi, la sentono presente quanti la ricordano per il suo instancabile e discreto lavoro “dietro le quinte”.

La grande devozione mariana di Ernesto è uno dei tanti fili che l’ha unito nella profonda amicizia con diversi fondatori di altre opere del suo tempo: con Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, sulla cui scrivania ancora oggi chi visita la sua casa può vedere la statua della Madonna donatale da Ernesto durante il loro ultimo incontro. E con Madre Teresa di Calcutta, che nella sua ultima lettera gli scriveva: «dobbiamo prendere la Madonna con noi e insieme a Lei andare alla ricerca dei bambini e dei giovani per portarli a casa». Una casa, casa di Maria. Come da oggi per tutti è il Sermig.

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