Arrivederci Monica Vitti, vera diva del cinema italiano

Si è spenta oggi, a 90 anni a Roma Monica Vitti, grande attrice di teatro e di cinema, che con il suo carisma diede spessore ai ruoli femminili. Era malata da tempo, ma i suoi film sono una preziosa eredità da non dimenticare.

Ricordiamola così: camaleontica, voce roca e pastosa, bellezza fuori schema, elegante, colta, duttile, diplomata alla Silvio D’Amico. Ecco chi era Monica Vitti, romana cresciuta in Sicilia, attrice teatrale impegnata – Shakespeare, Molière, Arthur Miller – che non disdegna la televisione insieme a Mina, e cinema. Tanto cinema. Prima della malattia degenerativa che ce l’ha tolta a 90 anni compiuti e che l’aveva resa, lei – così vitale, loquace, rumorosa -, silenziosa tanto da comunicare con il marito Roberto Russo solo con gli occhi.

Perciò era scomparsa negli ultimi anni, dopo il 2001 quando al Quirinale venne ricevuta per i David di Donatello. Una carriera variegata, di corsa, Leone d’oro nel 1995. Musa innamorata del regista Michelangelo Antonioni, quello della “incomunicabilità psicologica degli esseri umani” nei quattro film degli anni Sessanta: L’Avventura, La notte, L’eclisse, Deserto rosso a fianco di personalità come Gabriele Ferzetti, Marcello Mastroianni, Alain Delon. Film difficili, lenti, introversi, rigorosamente d’essai, ma in cui il suo volto inafferrabile, i capelli biondi e gli occhi azzurri da bellezza “difficile”, vicina e distante al tempo stesso, rimangono un modello interpretativo ancora affascinante.

Nel ’68 dà un taglio alla sua immagine e si avvicina alla commedia, scoperta dal geniale Mario Monicelli che la vuole protagonista de La ragazza con la pistola: la siciliana abbandonata che viene catapultata a Londra per uccidere il seduttore, ma rinasce con una nuova dignità. Un film frizzante, imprevedibile, lei istrionica: un successo che le diede una enorme popolarità. Monica ne approfitta, è ormai protagonista della commedia all’italiana in versione femminile, la prima.

Lavora con grandi registi internazionali come Losey, Bunuel, Jacsò, Cayatte e italiani come Dino Risi, Ettore Scola, Steno e soprattutto, tra gli attori, con Alberto Sordi in “Polvere di stelle” del ’73, nostalgica rievocazione del mondo dell’avanspettacolo, briosa, gustosa e lei piena di verve.

Monica era l’incarnazione degli anni d’oro del cinema nostrano. Una diva, ma senza i lustrini parahollywoodiani e provinciali delle nostre divette attuali. Volto voce, portamento, cultura, capacità di essere bifronte e polifronte, ossia di sapere far tutto e bene, con una duttilità rara e coinvolgente. Monica era una carismatica del cinema. Ci mancherà, dopo questi ultimi anni penosi, ma non i suoi film. Da rivedere.

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