Arrivederci, Ennio!
Oggi farà musica nel Paradiso in cui credeva, da uomo di fede fino all’ultimo. Così, in pace, assistito dall’amata moglie Maria – alla quale aveva dedicato l’Oscar alla carriera nel 2007 con una commossa dichiarazione pubblica di affetto – e dai 4 figli, se ne è andato Ennio Morricone, classe 1928. Una gloria dell’Italia nel mondo, uno dei grandi musicisti del secolo XX. Esperto, dotatissimo, prolifico, ha avuto una vita lunga, di successo, coronata da ogni genere di premi, ma è rimasto un uomo riservato, senza superbia, che si vedeva talvolta entrare nella chiesa romana del Gesù a pregare davanti al Crocifisso.
Musicista eclettico, ha scritto oltre 500 composizioni per il cinema, ma ha oltrepassato ogni genere: dal sacro (Missa papae Francisci 2015) alle canzoni per Mina, Battisti, Vianello, dal gruppo musicale sperimentale Nuova Consonanza alle musiche di scena e ai canti popolari.
Una fama immensa e meritata, dovuta soprattutto al cinema. Nelle colonne sonore, fin dal 1961 (Il Federale di Luciano Salce) ha rivelato la sua originalità: una frase melodica semplice e incisiva, rielaborata poi dai vari strumenti – inclusi chitarra piano scacciapensieri e voce umana −, una miscela di classico, pop, rock, elettronica, in cui emergeva la tromba: strumento amatissimo in cui era diplomato e che creava un’atmosfera speciale, tutta sua. Imitata ovviamente da altri autori.
Il successo comincia con la serie degli spaghetti-western di Sergio Leone, Per un pugno di dollari del 1964 che continua sino all’ultimo C’era una volta il West (1968). Ma Morricone segue anche altri registi, da Pasolini (Uccellacci e uccellini) a Pontecorvo (La battaglia di Algeri), a Tornatore (Nuovo cinema Paradiso, Malena, La leggenda del pianista sull’oceano), alle produzioni internazionali: Mission, (1986) di R. Joffè, Gli Intoccabili (1987) di Brian De Palma, The Hateful Eight (2016, secondo Oscar) di Tarantino. Ha toccato al cinema ogni genere: dramma, commedia, storia, thriller, fantascienza.
Veramente un musicista universale, tipico esponente delle storia umanistica italiana, a cui la cultura − il cinema in particolare − deve moltissimo. Se ne è andato sereno e in silenzio come chi ha finito la sua “mission”.