Arriva lo stressometro

Situazioni pesanti nelle aziende hanno effetti gravi sulla salute. Per 4 milioni di italiani.
Stressometro

Il capo arrogante, i colleghi arrivisti, gli spazi angusti o completamente aperti, l’aria condizionata troppo calda o troppo fredda, la frustrazione di non sentirsi valorizzati, il carico eccessivo di lavoro che richiederebbe più braccia o più menti, la ripetitività dell’impegno quotidiano, le troppe riunioni… Sono fra le tante cause di stress nei posti di lavoro di cui soffrono in Italia 4 milioni di persone e in Europa 40 milioni di lavoratori. I più a rischio sono quelli compresi fra i 35 e i 44 anni, le donne e, manco a dirlo, i precari. Non fa molta differenza se l’azienda dove si presta servizio sia di piccole o grandi dimensioni, se vi si svolga un certo tipo di attività o un’altra, né influisce il contratto. Lo “stress da lavoro-correlato”, come è definito, può avere cause diverse, ma produce effetti uguali: scarsa efficienza e cattiva salute. Se non addirittura drammi difficilmente sopportabili, come la catena di suicidi che s’è inanellata a France Telecom. In genere alcuni fattori possono servire da spia: un alto assenteismo, lamentele di corridoio, bassa propensione a collaborare.

 

Entro il prossimo primo agosto tutte le aziende saranno obbligate a misurare lo stress che si produce al loro interno. Oh bella, e come si farà? Installeranno una nuova macchinetta da timbrare all’entrata e all’uscita? È chiaro che non sarà così perché la rilevazione non potrà essere di tipo elettronico. Il “testo unico” del 2008, che obbliga a valutare la correlazione tra lavoro e stress per ridurne le cause, non è ancora del tutto chiara. Si attendono, infatti, delle linee guida che verranno stabilite dalla Commissione consultiva per la salute e la sicurezza sul lavoro, mentre la corrispondente agenzia europea ha già indicato le procedure da adottare. Basterà utilizzare semplici schede che valuteranno le caratteristiche dei lavoratori, le loro mansioni, le difficoltà e, in caso sia necessario, ricorrere a sopralluoghi di persone specializzate in tali dinamiche.

Intanto proliferano i corsi per misurare lo stress dei dipendenti. Ispes, Inail, Anfos, organismi che si interessano di sicurezza sul lavoro si sono attrezzati e hanno messo in programma corsi per lavoratori, datori di lavoro, consulenti e anche a livello regionale si avanzano proposte. Naturalmente, questo tipo di misurazione, non essendo “matematico”, richiede la presa in considerazione di una molteplicità di fattori, alcuni dei quali possono essere oggettivi (pensiamo alle condizioni ambientali o al carico di lavoro), altri più soggettivi (ad esempio, la qualità delle relazioni) e tanto gli uni che gli altri sono importanti.

Per i datori di lavoro inadempienti sono previste sanzioni che vanno da 5 a 15 mila euro all’arresto da 4 a 8 mesi, ma certo non mancano dubbi sulla possibilità di arrivare a una definizione certa del danno e sull’effettiva volontà di farlo.

Si tratterà, perciò, di dare compimento al contributo che proviene da molti studi e osservazioni della medicina del lavoro per prevenire una sofferenza che incide profondamente nel vissuto di tanti. Certe volte l’aiuto può venire dalla capacità di sdrammatizzare e relativizzare. Ma uno strumento come questa legge, se correttamente applicata, potrà incidere nel migliorare l’organizzazione del lavoro e rimuovere quei meccanismi quotidiani che rischiano di rimanere sotto il solo dominio dell’arbitrio.

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