Arrestati 8 monaci famosi
Una vera bufera, improvvisa, impetuosa e travolgente, quella degli scandali nel buddhismo che stanno travolgendo il “Sangha”, la comunità monastica thailandese, proprio in questi giorni. Lo riporta Khemthong Tonsakulrungruang sul Bangkok post, ma si intravede solo la punta di un iceberg perché potrebbero essere coinvolte molte altre personalità. «La notte dei lunghi coltelli», è iniziata il 24 maggio con l’arresto, da parte della polizia, di Phra Buddha Isara, un monaco buddhista noto per il suo appoggio alla rivoluzione della camice gialle, la presa dell’aeroporto di Suvannaphumi, nella rivoluzione del 2008, ma soprattutto per il suo supporto alla giunta militare. Un’operazione, quella della polizia di Stato, condotta come in un film, con mitra, urla, abbattimento delle porte del tempio Wat Or Noi a colpi di martello, manette e sirene spiegate. Poi la divulgazione della notizia dell’operazione, delle sue fasi più salienti sui social media, con grande scandalo per la gente, scatenando la reazione dei sostenitori del monaco. «Era necessario, per effettuare un arresto, usare tutta quella forza, senza rispetto per un uomo di religione?» – è stata la domanda girata sui social.
Il primo ministro ha dovuto scusarsi col pubblico, ma ormai la frittata era fatta. Sono seguiti altri 7 arresti, di altrettanti monaci tra abati ed assistenti famosi, con titoli onorifici reali, i cosiddetti Phra Phrom: tra loro anche dei capi regione e membri del “Consiglio supremo del Sangha”, l’organo nazionale che dirige la vita di tutti i 300 mila monaci buddhisti in Thailandia. È stata chiamata «la purga di una vita», per il già debole Consiglio dei monaci, che spesso deve far fronte a frequenti scandali. La gente è abbastanza abituata a notizie eclatanti a sfondo sessuale e finanziario, ma mai si è visto qualcosa di questa portata, coinvolgendo alte personalità ecclesiastiche buddhiste tra le massime della nazione.
Alcune delle accuse mosse contro gli 8 monaci appena arrestati? Vanno dall’estorsione, all’uso improprio di stemmi reali, al riciclaggio ed al pagamento illecito di mazzette. I fatti hanno origine 6 anni fa quando alcuni ufficiali del governo che si occupano del restauro e del mantenimento degli edifici religiosi avevano avvicinato questi monaci, capi di monasteri e templi, per convincerli a richiedere aiuti governativi per la manutenzione o ristrutturazioni dei loro luoghi di culto. Una volta approvati i piani, una parte del denaro sarebbe stata spartita tra gli ufficiali ed i monaci. Si tratta di parecchi milioni di euro. La polizia sostiene che quest’indagine riguarda solo una legge finanziaria di 6 anni fa. Perciò la gente si chiede: cosa succederà se si controlleranno a ritroso i finanziamenti di anni ed anni addietro?
Avevamo già scritto in merito al monaco Luan Phu Nen che amava andare in giro noleggiando aerei privati, fuggito in Usa e poi arrestato in Laos pochi mesi fa: ora giace in prigione con tanti capi di accusa che pendono sulla sua testa, dalla corruzione alla pedofilia, dal traffico di droga al riciclaggio di denaro.
L’ultimo ex monaco fuggitivo in seguito agli scandali di questi giorni, Phra Phrom Sitthi, di 77 anni, è stato arresto due giorni fa in Germania e, sembra, non sarà estradato in Thailandia. Anche questo arresto conferma che siamo in presenza di una “caduta degli dei”: Phra Phrom è infatti un titolo induista, e nella cultura thai è la rappresentazione del dio Brahma, il dio della protezione e della fortuna. L’arresto di questi monaci saliti fino al rango di Phra Prom rappresenta, per coloro che amano il buddhismo e lo vivono come la via della liberazione dagli attaccamenti di questo mondo, un duro colpo. Serviranno questi arresti per una riforma, da anni e da più parti invocata, del buddhismo thailandese? La quantità enorme di donazioni che arrivano ai templi rappresentano, come molti esperti affermano, una grande tentazione per questi uomini di religione. Il potere, il denaro, la notorietà, il prestigio, sono i nuovi demoni con cui i monaci, i Phra Phrom, devono combattere.
Un qualche spiraglio di speranza per il buddhismo? Phra Mahathingrattana Thavorn, recentemente intervenuto a Loppiano, per la visita del Santo Padre, con cui ho un’amicizia ormai ventennale, ha commentato questi fatti: «I veri monaci non hanno nulla, solo la spiritualità. Nessun titolo, nessun prestigio, nessuna onorificenza». E un secondo monaco, responsabile di un monastero fuori Bangkok, ha aggiunto: «Se dovessi prendere oggi un esempio da vivere fuori dal buddhismo, prenderei papa Francesco». Per chi ama il buddhismo, questo è un auspicio e un desiderio profondo: veder ritornare i monaci al pensiero iniziale del Buddha: abbandonare tutto per aiutare la gente e vivere uno spirito povertà e di compassione verso tutti gli esseri viventi.