Arnaldo Dini e i suoi “punti di luce”

Pittore, affreschista, restauratore, insegnante, maestro sperimentatore di materiali diversi, autore e coordinatore di murales a Corniglio e a Salsomaggiore
Arnaldo Dini: Maternità 2004 Olio su faesite 40 x 50 cm

Chi conosce già la pittura di Arnaldo Dini sa che il tratto grafico caratteristico con cui rappresenta le immagini è un filo fatto di punti. Si tratta di uno stile figurativo molto particolare in quanto i volti, i paesaggi, le maternità, gli animali vengono raffigurati dallo svilupparsi di linee filiformi e piani di colore.

La rappresentazione delle forme tridimensionali e piene viene superata senza che questo porti alla perdita della definizione dei personaggi e della connotazione dei loro stati d’animo.

Il maestro Arnaldo Dini davanti alla sua opera “Il filo di Arianna” (1990, olio su faesite 100 x 90 cm).

Questo filo non è sempre stato così come si presenta nelle opere create a partire dagli anni Ottanta. È nato come un tondino pieno che si è liberato dalla pietra. All’inizio ricordava un po’ il cemento armato ma il processo, in realtà, è opposto: il suo filo, poco alla volta, si è “disarmato” dalla pietra. Col passare del tempo, poi, questo filamento si è assottigliato, ammorbidito, colorato e tratteggiato fino a formare una tessitura fatta di punti, di trattini colorati.

Perché sono stati definiti “punti di luce”? Prima di tutto perché sono punti di colore e il colore è parte della luce, della radiazione solare. In particolare, questi punti e queste trame che formano ogni tipo di immagine rappresentata da Dini, rimandano a quelle particelle piccolissime di cui è formata la materia. Ciò che costituisce tutte le cose, tutte le sostanze, è fatto da particelle microscopiche chiamate atomi: gli atomi di ossigeno, di carbonio e così via. Ma i fisici moderni hanno scoperto che queste particelle sono in realtà costituite da diverse particelle ancora più piccole e tra queste vi sono quelle chiamate “gluoni”, ovvero l’energia stessa che unisce gli atomi.

Arnaldo Dini, “La Fortuna” (olio su cartone 60 x 90 cm).

Ciò che noi vediamo nel mondo che ci circonda, dunque, è la manifestazione macroscopica di questa interazione tra particelle di energia. La visione della fisica moderna assomiglia molto a quello che Dini dipinge col suo pennello. Anche nei suoi quadri, piccole particelle di colore individuano la superficie delle figure e ne compenetrano il volume, al di là della prospettiva e del rispetto delle leggi della concretezza. I punti formano le figure, ma anche le attraversano; ne individuano la forma, ma anche la disperdono; ne delimitano i colori, ma anche vi si mescolano.

Gli Antenati Nativi Americani, così come altre popolazioni indigene di varie parti del mondo, erano consapevoli di questa rete che unisce tutta la materia, l’energia, lo spazio e il tempo. La chiamavano la Tessitura del Sogno.

Jamie Sams, una scrittrice cherokee, nel libro Danzare il sogno, la descrive in questo modo: «La Tessitura del Sogno è fatta sia di fiumi di coscienza divina e di forza vitale, sia di forze non fisiche create dagli uomini come i sentimenti, i pensieri, l’ispirazione, le opinioni, i giudizi, l’immaginazione, i sogni, le aspirazioni, le intenzioni e la creatività pura». Quindi anche i nostri sentimenti, pensieri, punti di vista contengono energia. «Quei pensieri hanno una forza vitale propria e influenzano direttamente il nostro modo di vivere».

Arnaldo Dini, “La Resurrezione” (1970-71, 4,5 x 5 m, affresco per la Chiesa di Sant’Evasio, Parma).

Nella pittura di Arnaldo Dini traspare, al di là dei soggetti rappresentati, l’atmosfera che circonda l’immagine ed è sempre il filamento che la suggerisce, o nel suo essere essenziale, lineare e armonioso – come, ad esempio, nei quadri intitolati Consapevolezza e Il filo di Arianna – oppure nel suo creare scomposizione e complessità – come nei dipinti La fortuna e Maternità.

In ogni quadro, assieme al personaggio o alla scena rappresentata, il filamento si muove, si piega, si interseca e, con la sua forma, sembra suggerire anche i legami che quella scena e quei personaggi hanno con la loro storia, con la fantasia dell’artista e perfino con chi li osserva.

Arnaldo Dini, “Consapevolezza” (1983, olio su cartone telato, 50×60 cm).

I quadri più recenti, sono il frutto di un cammino che ha accompagnato Dini, sia artista che uomo, in una ricerca verso la luminosità. Come nella pittura la luminosità non è solo l’espressività del colore e dell’interazione tra colore e forma, ma anche la ricerca del proprio stile, della propria visione, così, nella vita, la luminosità è l’apertura, al di là delle proprie paure e delle resistenze, verso uno spostamento del proprio punto di vista che dà spazio a nuove e più ampie possibilità.

Gli artisti, si sa, con la loro mente intuitiva, molte volte anticipano quello che il resto della società arriva solo successivamente a comprendere. Sono essi stessi “punti di luce” quando riescono a creare con la loro forma artistica un innalzamento del livello della coscienza, che ha poi il potere di migliorare la vita collettiva.

Non possiamo che ringraziare tutti gli artisti che arricchiscono la vita dell’umanità – i pittori, gli scultori, i poeti, i musicisti, e i danzatori, per citarne solo alcuni – e tutti coloro che, con la propria luminosità e la propria forma d’arte, si impegnano per portare nella vita di ogni giorno un contributo all’evoluzione degli esseri umani.

Per maggiori informazioni: www.arnaldodini.it
e-mail: arnaldo.dini@libero.it

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