Armin e Christof, quando il podio è questione di serenità
Nel febbraio 1994, quando Armin Zöggeler conquistava la sua prima medaglia olimpica, Christof Innerhofer aveva da poco compiuto nove anni. Sciava, sì, ma chissà se già sognava di partecipare ai Giochi e di salire addirittura sul podio. Quattro lustri dopo, il finanziere di Gais si è trovato a festeggiare la sua prima medaglia olimpica poche ore prima che il 40enne carabiniere di Foiana firmasse la sua sesta impresa in altrettante partecipazioni a cinque cerchi: una doppietta in salsa altoatesina che ha reso unica la seconda giornata azzurra a Sochi 2014.
«Ho un buon rapporto con la slitta: dopo mia moglie, è la persona con cui parlo di più». E probabilmente Armin Zöggeler ha portato in giro per il mondo i suoi ferri del mestiere molto più di quanto non abbia fatto con la propria compagna di vita. Una frase forse ironica, ma che dice molto della cura e dell’attenzione con le quali il miglior slittinista di tutti i tempi ha condotto la sua carriera. Le 59 vittorie in Coppa del Mondo, le 10 sfere di cristallo, i sei ori iridati (per non parlare dei 44 podi tra Europei e Mondiali) già parlavano da soli, e una mancata medaglia a Sochi non avrebbe tolto nulla a un’irripetibile traiettoria sportiva: lui, però, non si è accontentato, diventando l’unico atleta capace di salire sul podio in sei diverse edizioni delle Olimpiadi invernali. E non è finita qui, perché il portabandiera azzurro cercherà di trascinare sul podio i compagni di nazionale nel debutto olimpico della gara a squadre, in programma giovedi. E il ritiro paventato dopo Sochi? «Ci rifletterò a Olimpiadi concluse», ha dichiarato Zöggeler con la consueta serenità.
E non è finita nemmeno l’Olimpiade di Christof Innerhofer, che venerdì e domenica tornerà in pista per disputare – rispettivamente – combinata e super-G. Nel frattempo, si è messo al collo una meravigliosa medaglia d’argento in discesa, la disciplina più spettacolare (e forse anche più popolare) dello sci alpino. E poco male se a dividerlo dall’oro olimpico dell’austriaco Matthias Mayer ci sono sei miseri centesimi, da lui nemmeno citati nelle dichiarazioni post gara: «Era arrivato il giorno della mia vita, ma ero molto tranquillo, e sono partito dal cancelletto con tanta serenità». Il modo migliore per vivere un’esperienza incredibile come le Olimpiadi, sperando che a questo podio (e a quelli già conquistati ai Mondiali – tre nella sola edizione del 2011 – e in Coppa del Mondo) ne seguano tanti altri, magari già a partire dai prossimi giorni.
Zöggeler e Innerhofer, però, non sono stati gli unici protagonisti azzurri nella seconda giornata di Sochi 2014. Strabilianti e inattese, infatti, le prestazioni di Karin Oberhofer e Dorothea Wierer (altoatesine pure loro) nella sprint femminile di biathlon: un quarto e un sesto posto, a pochi secondi dal podio, che lasciano ben sperare in vista delle prossime gare. Bene, benissimo anche la Nazionale italiana di pattinaggio di figura, quarta nel concorso a squadre nonostante i soli due punti portati a casa da Paul Bonifacio Parkinson. Segno che tra danza, coppie di artistico e singolo femminile gli azzurri potranno dire la loro per un podio che comunque appare molto difficile.