Armi per i curdi: il governo tedesco fa cadere un tabù

La decisione è arrivata proprio mentre l’esecutivo di coalizione stava avviando la riduzione dell’esportazione degli armamenti. Polemiche dell’opposizione che chiede la convocazione del Parlamento e critica la nuova ambizione strategica del Paese. Contrarietà e perplessità tra la popolazione
Soldati fanno rifornimento di armi

Fino a poco tempo addietro,il governo tedesco non aveva permesso di mandare armi in altri Paesi dove sono in atto conflitti armati. Da questa terra è partita la seconda guerra mondiale che ha causato milioni di morti e sofferenze indicibili ed è quindi forte la remora nel diventare protagonisti di nuove guerre. Per questo ragionamento finora il governo tedesco voleva limitarsi a mandare in Iraq beni alimentari, aiuti umanitari ed equipaggiamento per la protezione personale come giubbotti antiproiettile ed elmetti.

Mercoledì scorso, invece, è insorto un cambio di atteggiamento: Ursula von der Leyen, ministro della difesa (Cdu), e Frank-Walter Steinmeier, ministro degli esteri (Spd), hanno annunciato che sono pronti a fornire armi e munizione perché «i terroristi in Iraq possano essere fermati». Le forze armate, la Bundeswehr, stanno esaminando il rifornimento di armi leggere e da artiglieria adatte contro i carri armati. Il governo vuole solo un’informativa al Parlamento mentre, al contrario, il Bundestag richiede di aver voce in capitolo riguarda a una decisione così cruciale per il Paese. In ogni caso, col suo cambio di rotta, il governo tedesco – costituito da politici cristiano-democratici (Cdu) e socialdemocratici (Spd) – sembra andare contro l’opinione della maggioranza dei cittadini perché non si riesce a capire la destinazione effettiva degli armamenti. Un’inchiesta rivela, infatti, che i sessantatré percento dei tedeschi non è d´accordo di mandare degli armi in Iraq. Anche perché arrivano notizie a proposito dell’Isis che utilizza dotazioni belliche modernissime fornite, in altri tempi, alla Libia e alla Siria dagli USA e dalla stessa Germania. Permane, inoltre, un dubbio sull’affidabilità delle formazioni curde che vedono, a loro interno, realtà come il Pkk accusate di compiere atti terroristici. Una critica più radicale è rivolta, invece, nei confronti della scelta strategica degli Usa e di alcuni governi dei Paesi europei nei confronti della guerra in Siria che ha finito per rafforzare le truppe dell’Isis. Resta diffuso l’orientamento a favore di un mandato in materia da parte dell’Onu.

Già all´inizio di quest´anno Joachim Gauck, presidente della Repubblica, come anche von der Leyen e Steinmeier, avevano richiesto per la Germania, un ruolo di maggiore responsabilità nel mondo anche attraverso una politica estera più attiva. Una presa di posizione che ha ricevuto molte critiche perché il nuovo ruolo esibito conduce inevitabilmente il coinvolgimento in azioni militari. Dall’altro lato, lo stesso governo sta cercando di mostrare nei confronti della vicenda dell’Ucraina che si può assumere un ruolo di maggiore responsabilità cercando delle soluzioni per la pace attraverso una politica di attenta mediazione. 

Resta comunque il dato di fatto che vede la Germania tra i venditori di armamenti per diversi miliardi di euro l’anno. I mass-media, già in precedenza, avevano criticato la fornitura di carri armati e altri sistemi bellici a Paesi come l´Arabia Saudita e il Qatar (Katar) dove esistono gravi casi di violazione dei diritti umani. Per questa ragione, Sigmar Gabriel, ministro dell´economia e vicecancelliere (Spd), nei mesi scorsi ha più volte espresso seriamente la volontà di diminuire il volume delle esportazioni in armi, tanto da incontrare diversi esponenti delle industrie della difesa preoccupati per i livelli occupazionali del comparto che vede coinvolti circa 300 mila dipendenti. Il vicecancelliere Gabriel ha usato espressioni molto forti e decise riguardo alla volontà di «non fare affari con la morte» perché i diritti dell´uomo valgono più della paura della disoccupazione, ma, allo stesso tempo, sta appoggiando, di fatto, la scelta di sostenere la lotta dei curdi con armi. Si annuncia per mercoledì 27 agosto la scelta definitiva del governo circa la tipologia della dotazione di armamenti da recapitare in Iraq per sostenere l’esercito curdo, mentre in un secondo momento il Parlamento, richiamando i membri dalle ferie estive, dovrebbe essere convocato in seduta speciale per un dibattito aperto sull’intera difficile e complessa questione.

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