Armi da fuoco, Obama sfida le lobby

Dopo la strage del Connecticut, dove morirono venti persone, il presidente degli Stati Uniti si è fatto promotore di una proposta di legge che prevede una più dura regolamentazione dell'uso delle armi da fuoco. Una rassegna stampa dei principali quotidiani americani

In qualche modo, i protagonisti dello storico passo avanti verso una più dura regolamentazione dell'uso delle armi da fuoco negli Stati Uniti sono i bambini. A partire dal motivo scatenante – il massacro nella scuola elementare di Newton, in cui hanno perso la vita in venti tra alunni e insegnanti – al commovente post sulla bacheca Facebook di Obama, che riporta una lettera scritta nella grafia incerta di una bimba di otto anni che chiede al presidente di «far sì che nessuno usi più le armi, perché le pallottole non hanno gli occhi», la campagna per convincere un'opinione pubblica da sempre pervicacemente contraria ad ogni provvedimento in questo senso, ha fatto leva soprattutto sulle emozioni suscitate dai più piccoli.

E si sa bene che le emozioni hanno un impatto più profondo di qualsiasi legge: secondo un sondaggio riportato dal San Francisco Chronicle, solo il dieci per cento degli intervistati ritiene «troppo dure» le misure proposte da Obama, mentre il trenta per cento le giudica addirittura «troppo deboli».

In estrema sintesi, i 23 decreti presidenziali prevedono il controllo preventivo su chi acquista armi da fuoco (attualmente non previsto alle fiere degli armamenti), il bando sulle armi d'assalto e sui caricatori con più di dieci munizioni, oltre ad una lunga serie di misure – con relativi fondi – per migliorare la sicurezza nelle scuole, la cura delle malattie mentali e le campagne di sensibilizzazione contro la violenza. Stando a quanto riferisce il Washington Post, la prima di queste misure avrebbe il sostegno addirittura dell'88 per cento degli americani e la seconda del 56 per cento.

Eppure è presto per cantare vittoria. Come riferiscono ampiamente tutti i media americani, alcune di queste misure richiedono l'approvazione del Congresso per essere applicate: e se al Senato i democratici godono della maggioranza, alla Camera sono invece i repubblicani a tenere il timone. E così il Washington Post, nell'articolo «Che cosa ha proposto Obama, e che cosa davvero passerà al Congresso», fa un'analisi di che cosa il presidente può realisticamente sperare di ottenere: il bando sulle armi d'assalto avrebbe meno del 50 per cento di probabilità di vedere la luce, mentre i bookmakers danno al di sopra del 75 per cento l'obbligo di controlli preventivi e pressoché certe le misure per la sicurezza nelle scuole (che il 55 per cento degli americani vorrebbe sorvegliate da guardie armate, dettaglio non previsto nella proposta di legge). Il tutto senza dimenticare che la Nra, la potente lobby dei produttori di armi, foraggia con quasi quattro milioni di dollari il partito repubblicano, circa dieci volte le donazioni che invece riserva ai democratici.

Il New York Times mette inoltre in luce le “zone grige” di questi provvedimenti: il quotidiano ricorda infatti come «la definizione di arma d'assalto è complicata, […] in quanto il termine in se stesso è contraddittorio: i sostenitori del bando ritengono che vi ricadano tutte le armi pensate per essere usate sul campo di battaglia, come quelle semiautomatiche; ma molti obiettano all'applicazione di questa etichetta a fucili e pistole di fatto comunemente usati per la caccia o per il tiro al bersaglio». In sostanza si tratta di armi inizialmente pensate per l'esercito, e poi “riciclate” a scopi civili. La compilazione di un'ipotetica lista, pertanto, potrebbe rivelarsi complicata. Altro punto debole, secondo il Post, è il fatto che molti Stati non dispongano di banche dati aggiornate ed affidabili sulle condizioni di salute mentale e sui precedenti penali dei propri cittadini: condizione essenziale per i controlli preventivi su chi desidera acquistare un'arma, insieme alla messa in rete di tali dati (anche questa del tutto migliorabile, secondo il quotidiano).

Al di là delle analisi dei media, l'opinione pubblica resta comunque polarizzata: i commenti spaziano infatti dalle lodi sperticate agli attacchi più feroci, fino all'iniziativa di un gruppo di “patrioti” (come si definiscono loro), The Citadel, che intende costruire una sorta di città fortificata nelle sperdute montagne dell'Idaho. Le adesioni sono aperte online, e a sentire gli organizzatori sono già più di duecento le famiglie che hanno scelto di vivere «secondo lo spirito dei padri fondatori»: in sostanza, libertà totale di fare qualsiasi cosa non nuoccia agli altri, e di «essere abili nell'uso dell'icona della libertà americana: il fucile». Posizioni estreme, certo, ma rivelatrici di come il Paese rimanga diviso.

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