Argentina, in crisi il mercato del mais e della soia
In Argentina, la mancanza di precipitazioni e le alte temperature generate da ripetute ondate di calore anche alle porte dell’autunno a causa dell’evento atmosferico noto come La Niña, hanno distrutto interi campi e causato la morte di animali per la scarsità di acqua e foraggio. Secondo un rapporto della Direzione Nazionale del Rischio Agricolo e dell’Emergenza (DNRyEA), la carenza di piogge ha messo in pericolo 11.432.988 coltivazioni e 24.333.868 capi di bestiame all’inizio di quest’anno. Nell’ultima settimana la situazione del Paese ha cominciato ad alleggerirsi grazie alle piogge “cadute dal cielo”. In senso letterale e metaforico, perché per mesi i cittadini, soprattutto i lavoratori agricoli, hanno pregato per avere più acqua per favorire la ripresa delle coltivazioni. Dopo un’estate particolarmente secca e con temperature record, il Paese ha visto vacillare la propria economia, soprattutto per quanto riguarda la produzione di soia e mais, di cui l’Argentina è rispettivamente il primo e il terzo esportatore mondiale.
La Camera di commercio internazionale di Argentina prevede un duro colpo, poiché l’agricoltura è il principale settore economico del Paese. Le stime parlano di una perdita del 3% del Pil dovuta a una riduzione di oltre 14 miliardi di dollari dalla vendita di cereali sul mercato internazionale, secondo la Borsa di Commercio di Rosario (BCR). Infatti, a gennaio 2023, i ricavi delle esportazioni erano già diminuiti del 61% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le previsioni non sono buone, in quanto la BCR stima una riduzione del raccolto di soia di 20 milioni di tonnellate (rispetto ai 47 milioni previsti all’inizio del ciclo produttivo), e una cifra simile per il mais (rispetto ai 55 milioni di tonnellate previsti).
Questo è il terzo anno consecutivo in cui il fenomeno naturale La Niña ha avuto un’influenza negativa sull’America Latina, causando, oltre a scarse precipitazioni, incendi come quello di La Pampa, in Argentina, che ha visto bruciare 3.000 ettari. Secondo il Servizio meteorologico nazionale argentino, tra novembre e gennaio si sono registrati i mesi più caldi della storia, con fino a 8 ondate di calore. Queste temperature hanno causato anche la morte di migliaia di capi di bestiame: 3.000 solo nella regione di Santa Fe, con situazioni gravi anche a Entre Ríos e Córdoba. Insieme a Buenos Aires, queste regioni costituiscono il nucleo fertile del Paese, e sono proprio queste le più colpite dalla registrazione di precipitazioni inferiori alla metà di quelle abituali durante gli ultimi mesi del 2022.
Complessivamente, circa 172,5 milioni di ettari di terreno sono stati colpiti dalla siccità, che ha danneggiato anche le aree dei Paesi confinanti, come il Cile, che secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale sta attraversando la più lunga siccità della sua storia, oltre allo scioglimento dei ghiacciai andini, i pennacchi di fumo e la scarsa qualità dell’aria. Un altro Paese colpito è l’Uruguay, dove la siccità è arrivata al 60% del territorio e dove 75.000 persone hanno difficoltà ad accedere all’acqua potabile.
Poiché l’Argentina è uno dei maggiori esportatori di cereali al mondo, il problema non ha solo un impatto nazionale, ma si ripercuote anche sul mercato finanziario e sull’industria alimentare di altri Paesi. Infatti, l’ultima stima della FAO sulla produzione mondiale indica una riduzione delle riserve mondiali di cereali, tenendo conto non solo della situazione del Paese sudamericano, ma anche di quella del resto del mondo.
Per far fronte a questa grave crisi ambientale ed economica che ha portato problemi non solo agli agricoltori ma a tutta la popolazione, a causa della carenza di materie prime e del conseguente aumento dei prezzi in un contesto in cui l’inflazione supera il 100% annuo, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica e Censimenti (INDEC), il governo ha annunciato una serie di misure per alleviare il peso sui produttori. Tra queste figurano agevolazioni di pagamento per i produttori, agevolazioni sull’accesso a prestiti bancari, nonché la sospensione dei pagamenti anticipati dell’imposta sul reddito e dell’imposta sulla proprietà personale.
Già dalla scorsa settimana il cielo sembra aver concesso una tregua, poiché non solo ha iniziato a piovere, ma ha anche piovuto abbondantemente. In effetti, in alcune zone del Paese le temperature sono scese più del solito durante gli ultimi giorni d’estate, presentando un quadro completamente opposto a quello delle settimane precedenti.
Mentre in Argentina si spera che le piogge continuino nel tentativo di recuperare tutto ciò che è andato perduto durante i mesi di caldo e di carenza d’acqua e si semina già per il nuovo raccolto, in Europa si guarda al cielo con preoccupazione, pregando che incendi come quelli che già imperversano in città come Castellón in Spagna o Montegrino Valtravaglia in provincia di Varese, giunti troppo presto quest’anno, si replichino il meno possibile quest’estate per evitare una catastrofe.
Una cosa è chiara: le temperature elevate e i rapidi cambiamenti meteorologici stanno definendo e definiranno sempre più la tendenza di un pianeta colpito dai cambiamenti climatici. Non basta quindi smettere di emettere gas all’atmosfera e ridurre il più possibile l’inquinamento, occorre anche una risposta attiva da parte delle società di tutto il mondo per implementare sistemi sostenibili che aiutino a mitigare questo cambiamento e a generare strutture ed energie rinnovabili in grado di preservare l’ecosistema e consentire la sopravvivenza umana per le generazioni future e anche per la nostra, ammesso che non scompariamo prima.
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