Arcobaleno, una casa per i migranti
Nel cuore di Milano, una città multietnica, multiculturale e multicolore, una delle metropoli europee più popolose, è nata 40 anni fa l’associazione Arcobaleno, il cui obiettivo è quello di accogliere e promuovere l’inclusione sociale delle persone migranti. Le fondamenta dell’iniziativa partono da una frase di Chiara Lubich: «Amare la patria altrui come la propria». Così, orientata a promuovere l’unità tra i popoli, 4 valori fanno da pilastri di Arcobaleno: inclusione, incontro, dialogo e fraternità. Come riferito nello statuto dell’associazione, «si rivolge alle comunità etniche, al fine di realizzare attraverso l’accoglienza, il dialogo e i rapporti fra gruppi e culture diverse, la fratellanza universale» (Art. 2).
Lungo gli anni, sono sorte diverse attività che si sono intrecciate, sostituite o completate a vicenda. Un movimento naturale dato che le esigenze cambiano nel momento in cui si trasformano le realtà dei flussi migratori. Alle origini, un torneo di calcio, il Mundialito, che nei primi anni ’80 radunava giocatori da oltre 24 nazionalità. Le partite si sono tenute per 6 anni e hanno dimostrato di essere uno strumento efficace per mettere in campo il bagaglio esistenziale dei giovani stranieri e raggiungere l’ideale di costruzione di un mondo unito. Lo ha reso evidente una delle partite più attese, quella tra Palestina ed Israele. «Era iniziata con grande tensione, che si è sciolta nel vedere che gli altri faticano nello stesso modo in cui lo facciamo noi», ricorda Ugo Gianazza, presidente di Arcobaleno.
La realtà associativa cresceva e diventava un punto di incontro, una casa in cui le persone si sentivano accolte e ascoltate, un luogo dove fermarsi un attimo per poi ripartire. Perché non si tratta di una semplice area di socializzazione fine a sé stessa ma di un percorso orientato appunto a facilitare l’inserimento sociale, culturale e lavorativo delle persone migranti che abitano la città lombarda. Un capoluogo di grandi dimensioni, dove le persone straniere possono riscontrare difficoltà per integrarsi, specialmente se non conoscono la lingua.
In questo modo è nata la Scuola di Lingua Italiana per Stranieri, diventata la ragion d’essere di Arcobaleno, che è riuscita a cogliere fino a 1.500 studenti all’anno. Il corso di italiano, molto richiesto soprattutto con scopo lavorativo, costituisce l’attività principale dell’associazione, e si è rivelata «un’opportunità per costruire un dialogo sempre più consapevole e un’apertura verso la costruzione di rapporti di pace e fratellanza universale», affermano gli organizzatori. Il centro educativo è passato a far parte della Rete Scuole Senza Permesso, che raduna diverse scuole di italiano per immigrati impegnate a promuovere i valori dell’accoglienza, l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Col desiderio di offrire un punto di riferimento e aggregazione alle popolazioni migranti, non solo nell’ambito formativo ma anche in quello ricreativo, così come di prevenire situazioni di degrado culturale e umano, sono state promosse varie attività di tempo libero: laboratori e spettacoli teatrali, danze folcloristiche, gruppi corali, gite turistiche in città e nei dintorni, corsi di pittura, ecc. Altre iniziative culturali, sportive e religiose proposte da gruppi di diverse provenienze vengono sostenute dalla comunità associativa, volte a conservare, far conoscere e sviluppare le proprie radici.
Il bello e la ricchezza di questi progetti è che spesso coinvolgono anche antichi beneficiari, ovvero persone che essendo già passate dalla scuola di italiano si offrono come mediatori culturali o avviano nuovi percorsi. È così che appaiono Arcobaleno in strada, un gruppo di volontari che offriva aiuti di prima necessità, cibo, informazioni e solidarietà ai profughi in transito verso il Nord Europa; Banco alimentare, un servizio di distribuzione alimentare per agevolare le famiglie in situazioni di difficoltà che attualmente sostiene circa 130 nuclei familiari; o Cuochi a colori, un’avventura culinaria interculturale che costituisce un’esplosione di sapori, aromi e colori che raccontano storia e tradizione, cultura e sapere, costumi e usanze di Paesi di tutto il mondo, formulando dei menù unici. In particolare, quest’ultima iniziativa è servita per creare posti di lavoro qualificati che valorizzano ed esaltano le competenze delle persone migranti, al tempo stesso che favoriscono il territorio italiano a livello gastronomico e culturale. Ad oggi, Cuochi a colori ha sviluppato una sua autonomia e fa parte, dal 2019, della cooperativa sociale di commercio equo e solidale Chico Mendes.
Altri servizi offerti sono il corso di inglese e il corso di informatica; un centro di ascolto femminile che dà risposta alla richiesta di disporre di un posto dove raccontare il proprio vissuto; uno sportello legale per affiancare i cittadini stranieri specialmente in relazione a questioni legate alla protezione internazionale o al rinnovo del permesso di soggiorno; e lo sportello lavoro uomini, orientato a incrementare le opportunità lavorative attraverso la definizione delle competenze personali, la preparazione del cv, la ricerca online e l’invio della candidatura ai posti offerti. Questa iniziativa è sorta in maniera praticamente naturale: «C’erano persone che ci esprimevano il loro bisogno di trovare un posto di lavoro, mentre altre venivano da noi cercando qualcuno che fosse disponibile a lavorare. Noi le abbiamo fatto incontrare», racconta Gianazza. In più, c’è un’attenzione speciale con attività mirate ai minori non accompagnati, sia nell’ambito ricreativo che di formazione accademica e professionale.
Ci sono, inoltre, azioni che chiunque può attuare per sostenere l’associazione nel servizio alle famiglie più bisognose, come la Spesa sospesa e la Spesa solidale, o ancora opportunità di volontariato aziendali per coinvolgere i dipendenti in un’attività concreta di servizio svolta in squadra. Tutto ciò non sarebbe possibile senza i volontari di Arcobaleno, che sono parte integrante dell’associazione e che mettono al servizio la loro disponibilità, passione e talenti per contribuire a formare una società più coesa, sostenuta dalla cultura del dialogo e dal pluralismo come fattore di crescita. Tra di loro, così come accade con i beneficiari, ci sono persone di varie religioni, culture e visioni, che interagiscono in una atmosfera di accoglienza e ascolto. Ed è questo spirito di incontro con la diversità, di scoperta dell’altro nelle sue particolarità, che rende Arcobaleno una specie di famiglia capace di scaldare i cuori di chi la conforma.
Certamente ci sono delle sfide da affrontare, «la novità ci interpella costantemente», confessa il presidente dell’associazione, ma col tempo è cresciuto il rapporto sia con le istituzioni, sia con altre realtà associative, la comunità e la Chiesa locale, che l’hanno accolta positivamente. L’inclusione dei migranti nel tessuto cittadino è impegnativa per vari fattori, come può essere la mera transitorietà delle persone e la complessità per stabilire rapporti stabili; è un work in progress, ma a Milano ci sono varie forze che agiscono per realizzarla. Perciò, alcuni dei propositi sono una maggiore interazione e integrazione tra di esse, riprendere un percorso formativo per i volontari che permetta l’approfondimento sugli aspetti dell’interculturalità, e mantenersi costantemente vitali, aperti a coinvolgere forze e idee nuove per rinnovarsi e riuscire a guardare la realtà in maniera diversa.
Per conoscere di più sull’associazione Arcobaleno puoi scrivere all’indirizzo mail arcobalenoass@libero.it o telefonare il +39 02 89400383.