Aprire e chiudere porte
Nella mia giornata mi manca sempre tempo: troppe cose da fare, troppi che aspettano qualcosa da me, tante cose che mi piacerebbe fare e altre che non mi piacciono… A volte vorrei fuggire e quando la sera mi butto sul letto la mia testa gira come un frullatore. Donato ¦ Appena ho cominciato a scrivere qualche idea da offrirti… è suonato il telefono e la mia reazione immediata è stata la stessa che descrivi tu: desiderio di fuggire, di essere lasciato in pace a finire ciò che devo fare. Poi ho fatto un bel respiro, ho staccato gli occhi dal computer e ho risposto cercando di concentrare tutta la mia attenzione su quanto mi diceva chi era al telefono. Al termine ho ripreso il lavoro e, con sorpresa, le idee scorrevano meglio. È un’esperienza che si ripete spesso e che ti auguro di fare. Dopo aver sperimentato quanto stress può portarti anche l’impegno di accogliere chi incontri perché a volte ti pare superiore alle tue possibilità, ho toccato con mano l’essenzialità di vivere il momento presente. Per un momento, infatti, ce la posso fare; ma spesso, se penso a tutto il giorno, mi pare di crollare. Non essendomi facile restare concentrato nell’attimo senza correre col pensiero avanti e indietro, ho provato ad immaginarmelo come una stanza: apro una porta per entrare, vivo quel momento, chiudo la porta per uscire. Poi riapro la porta su un altro attimo. Sembra un gioco, ma è la dinamica dell’amore vero, che esige il dono totale. Io non posso farlo, se intanto una parte di me è nel passato o nel futuro. Devo essere totalmente per quell’amico che è con me, vivendo con lui. Ma l’attimo seguente dovrò essere con tutto me stesso impegnato in un lavoro o in un gioco. E devo esserlo non solo fisicamente, ma con tutto il mio cuore, con tutto il mio pensiero. Alla sera, così, non mi ritrovo dentro un vortice di realtà che non mi lasciano dormire, ed è più facile chiudere la porta affidando a Qualcuno che fa le cose molto meglio di me ciò che ancora resta da fare. francesco@loppiano.it