Appuntamento a Nazareth

A conclusione dell’Anno della fede, un pellegrinaggio sulle orme di Maria, alla scoperta dei luoghi che la videro testimone di fede
Basilica dell'Annunciazione

Dalla richiesta fatta da papa Benedetto XIV di creare un evento di pellegrinaggio in Terra Santa per la chiusura dell’Anno della fede, ha preso spunto Tzvi Lotan, direttore dell’Ufficio nazionale israeliano del turismo, per avviare un progetto senza precedenti insieme alla Conferenza episcopale italiana e col sostegno del vescovo di Galilea e del patriarcato latino di Gerusalemme: concludere quest’anno speciale a Nazareth «sulle orme di Maria, alla scoperta dei luoghi che la videro testimone di fede».

L’appuntamento è per il 16 e 17 novembre: due giorni di celebrazioni liturgiche, spettacoli musicali e laboratori d’arte in varie chiese e luoghi sacri di Nazareth, tra cui il Monte del Precipizio e la basilica dell’Annunciazione, come pure nelle piazze cittadine. Oltre a Nazareth, i pellegrini potranno visitare anche i luoghi sacri intorno al Mare di Galilea tra Tabgha (dove Cristo moltiplicò i pani e i pesci), Cafarnao (casa di Pietro) e il Monte delle Beatitudini; ma anche quelli più lontani come il Monte Tabor, Cana, Gerusalemme e il sito battesimale di Qasr el Yahud sul fiume Giordano.

Soffermiamoci su Nazareth, dove si terrà l’evento centrale. Il villaggio agricolo che ai tempi di Gesù, posto ai margini delle grandi vie di comunicazione tra le colline della bassa Galilea, contava poco più di cento o centocinquanta abitanti ed era così insignificante da non essere menzionato né nell’Antico Testamento e neppure in altri scritti ebraici antichi, è ora una città di oltre 73 mila abitanti, per la maggior parte musulmani. Membri della famiglia allargata di Gesù continuarono a vivere qui almeno fino al III secolo, e gruppi giudeo-cristiani (definiti anche “nazareni”) vi rimasero fino al VI secolo, mantenendo ancora durante il dominio bizantino due luoghi di culto.

Tra gli antichi resoconti di pellegrini a Nazareth, quello dell’Anonimo piacentino (VI secolo) descrive un villaggio la cui popolazione cristiana mostrava ai visitatori i dettagli più minuti riguardanti la vita di Gesù e di Maria, ispirati ai Vangeli canonici e anche a quelli apocrifi: «Da Tiro giungemmo nella città di Nazareth in cui ci sono molte cose meravigliose. È appeso lì il volume su cui il Signore scrisse abc. Nella sinagoga è posta la trave su cui sedeva con gli altri fanciulli. La trave viene mossa e sollevata dai cristiani, ma i giudei per nessun motivo riescono a smuoverla; non si lascia neppure portare fuori. La casa di santa Maria è ora una basilica e molti sono i benefici effetti che vengono a chi riesce a toccare le vesti di lei. Nella città è tanto grande l’avvenenza delle donne ebree che in quella terra non si potrebbero trovare donne più belle e dicono che questo è stato concesso loro da santa Maria; infatti affermano che fu loro antenata».

Racconto ingenuo, che può far sorridere, e comunque documenta un “turismo” spirituale ante litteram. Meglio allora attenersi ai dati della ricerca archeologica condotta dai padri francescani, i quali sotto la moderna basilica dell’Annunciazione (che consta in realtà di due edifici sovrapposti) hanno rinvenuto grotte, silos, cunicoli, celle per il vino e per l’olio risalenti all’epoca di Cristo, insieme ai resti di antiche chiese, una crociata e una bizantina: il tutto in relazione alla Grotta in cui alla Vergine apparve l’angelo, il cui saluto «Rallegrati, Maria» è inciso in greco sulla base di una colonna.

Inglobata nella cripta della basilica inferiore, la dimora terrena di Maria, che ospitò Gesù fino all’età adulta e rappresenta il luogo santo dell’incontro di Dio con l’umanità nel grembo della Vergine, constava di due parti, com’era uso nell’antico villaggio: una grotta scavata nella roccia e una camera antistante composta da tre pareti di pietra erette a chiusura della stessa. Due parti ora separate da migliaia di chilometri, come è stato appurato dalla ricerca storica e archeologica: la Grotta in Palestina, le tre pareti in Italia, dove vennero trasportate in epoca crociata a formare la Santa Casa di Loreto. L’una e l’altra oggetto di venerazione e polo d’attrazione per migliaia di pellegrini.

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