Nuovo appello alla pace in Ucraina dalle chiese europee
Il cardinale Jean-Claude Hollerich SJ, presidente della delegazione della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (COMECE) e il rev. Christian Krieger, presidente della Conferenza delle Chiese europee (CEC), hanno diffuso un messaggio pasquale congiunto dal confine tra Polonia e Ucraina, dal valico di frontiera Dorohusk-Yahodyn, dove hanno visitato per due giorni alcune delle strutture che accolgono e sostengono i rifugiati in fuga dall’Ucraina a causa dell’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022.
Nel messaggio congiunto si invita a preghiera e azione per la giustizia e la pace in Ucraina e nel mondo intero e si fa riferimento al «mistero pasquale di Cristo che ci porta nel cuore dell’ingiustizia, della violenza e della sofferenza». Del resto, «la storia della passione e della morte di Cristo riecheggia la sofferenza e le tragedie umane vissute in molte parti del nostro mondo, non ultimo dagli ucraini nel loro paese e ovunque si trovino le strade dove l’esilio li ha condotti».
Del resto, «in Cristo, Dio si unisce alla nostra umanità, prendendo su di sé i nostri limiti e il nostro odio, trasformando in speranza il nostro livore, la nostra indignazione, i nostri sentimenti di fatalità e di disperazione, attraverso la fiducia in lui». Questa trasformazione, ricordano i due presidenti, «avviene all’interno dell’essere umano e nel mondo che Dio tanto ama», ricordando priprio che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
I due presidenti sono stati toccati dalla tragedia umana riflessa negli occhi dei profughi incontrati durante la loro visita tra Polonia e Ucraina. Più di 2 milioni di persone hanno attraversato il confine polacco-ucraino dall’inizio della guerra, per lo più donne e bambini. Essi, ospitati dal Consiglio ecumenico polacco e dal vescovo cattolico di Łódź, mons. Grzegorz Ryś, hanno visitato le chiese locali di varie confessioni, venendo a conoscenza dei loro progetti umanitari e degli sforzi che stanno compiendo per accogliere i rifugiati. Essi hanno anche espresso sincera gratitudine a tutti i professionisti, ai volontari, alle autorità nazionali e religiose per la concreta solidarietà messa in atto per accogliere e sostenere le persone che hanno perso tutto a causa della guerra.
Pertanto, «di fronte all’orrore e alla tragedia delle guerre in questo mondo, di fronte a tanto sofferenza e violenza innescate dall’odio e dall’avidità, continuiamo a proclamare il messaggio che volge i nostri occhi verso Cristo Risorto». Il rev. Krieger e il card. Hollerich hanno invitato «a credere nell’orizzonte che la grazia di Dio, manifestata in Cristo, si apre ai nostri occhi», ringraziando e benedicendo tutti coloro, ovunque si trovino e chiunque siano, che offrono sostegno e solidarietà a chi è nel bisogno e condividono così segni di umanità e testimonia la speranza, sollecitando «la preghiera e l’azione per la giustizia, la riconciliazione e la pace tra i popoli, culture e nazioni».
Il card. Hollerich aveva precedentemente inviato una lettera a Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, chiedendogli di rivolgere un appello alle autorità russe affinché fermassero immediatamente le ostilità contro il popolo ucraino. La risposta del Patriarca di Mosca, giunta per il tramite del metropolita di Volokolamsk, Hilarion, è stata alquanto interlocutoria, palesando come il conflitto in atto non possa essere risolto attraverso ulteriori dichiarazioni pubbliche.
Nel messaggio del Patriarcato di Mosca, viene osservato che «le relazioni tra l’Occidente e la Russia hanno raggiunto uno stallo, con il risultato di una perdita vicendevole di fiducia e di capacità di ascoltarsi l’un l’altro». Pertanto, «è necessario rinunciare alla retorica dell’ultimatum, stabilendo canali di dialogo e organizzando negoziazioni ufficiali e informali che possano aiutare a raggiungere una pace giusta».
Infine, Hilarion scrive che «se i cristiani sono sollecitati a sostenere questa causa con la preghiera e l’azione, è anche vero che in tali circostanze è di cruciale importanza prestare aiuto ai rifugiati e a tutti coloro che sono colpiti dalle ostilità», lavoro che le chiese ortodosse e quella cattolica già svolgono sul territorio.
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