Apocalisse siriana

L’ennesima strage di civili, l’ennesima diatriba all’Onu su chi ha messo il gas tossico, l’ennesima tragedia per i più piccoli. Scegliere il “campo dell’agnello”

Di fronte alla mattanza, l’ennesima, che si è perpetrata in terra siriana, dinanzi all’impossibilità per la politica interna e internazionale di sciogliere i nodi della guerra che si sta combattendo tra Siria e Iraq, non si sa cosa pensare, cosa dire, per cosa pregare. Chi ha messo il gas? Chi foraggia i terroristi? Chi difende il popolo siriano? Le risposte, purtroppo, sono difficili da piazzare solo da una parte o dall’altra.

Rileggo quanto ha scritto Massimo Toschi su questo sito il 24 ottobre scorso, nel suo articolo “Mosul, l’agnello e la bestia”. «Va fermata la mattanza che si ha l’impressione molti vogliano fare. Ecco la bestia, appare in tutta la violenza apocalittica, dice il libro della Apocalisse: “Allora la Terra intera, presa da ammirazione, andò dietro la bestia e gli uomini adorarono il drago, perché aveva dato potere alla bestia, e adorarono la bestia dicendo: chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?”».

È una visione apocalittica, dunque, quella che si può adottare in questa crisi siriana. Apocalittica non nel senso che si auspica che il peggio arrivi, ma nel senso che di fronte al Male c’è solo da scegliere il Bene innocente. Continuava Toschi: «L’occidente non può continuare a giustificare le guerre che egli per primo ha voluto, poi aumentato e infine giustifica nella sua presunzione di giustizia». Va scelto e imitato «il coraggio mite e disarmato dell’agnello sgozzato di fronte alla guerra e alla sua idolatria. Il coraggio di scegliere l’agnello e non la bestia con la sua ideologia violenta. Il coraggio della conversione dalla guerra, che sembra sedurre molti».

Parole che mi sento di ripetere oggi di fronte al Male che continua a imperversare tra Aleppo e Damasco, Raqqa e Mosul.

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