Apocalypse Tomorrow

L’attacco missilistico Usa contro una base aerea siriana scompagina le carte sulla Siria e l’Iraq e apre scenari inquietanti nella regione.

Ieri titolavamo il biglietto del mattino Apocalisse siriana. Oggi, parafrasando il film Apocalypse Now (apocalisse ora) scriviamo Apocalypse Tomorrow (apocalisse domani). Perché il gesto di Donald Trump rischia di portare ulteriore disordine nella complicatissima partita siriana, con prospettive realmente apocalittiche.

I fatti: lanciando 59 missili Tomahawk da due portaerei al largo del Mediterraneo, Trump ha dato seguito alle minacce espresse appena qualche ora prima: intollerabile la strage di Khan Sheikhoun, che aveva fatto 80 vittime martedì mattina, 28 delle quali bambini. Gli americani hanno colpito la base di Al Shayrat da cui, secondo le informazioni del Pentagono, erano partiti gli aerei che avevano sganciato le armi chimiche. I russi e altre cancellerie occidentali, ma non l’Ue, sono state avvertite prima dell’attacco. I danni sarebbero essenzialmente materiali, quindi, anche se fonti siriane parlano di 5 vittime tra i soldati e un numero imprecisato di vittime civili. I dettagli cambieranno dopo queste prime ore convulse, ma la sostanza non cambierà.

Secondo i russi, contro i quali sembra soprattutto indirizzato l’attacco, il lancio di missili «viola la legge internazionale. Washington ha compiuto un atto di aggressione contro uno Stato sovrano», ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Altre reazioni paiono più sfumate: i francesi sostanzialmente approvano, gli iraniani condannano, gli israeliani applaudono, gli altri europei non sanno che dire.

Qualche elemento pare inquietante: in primo luogo l’estemporaneità dell’attacco, senza una vera strategia militare né politica alle spalle, visto che l’atto sembra contraddire pesantemente l’avvicinamento con Mosca auspicato dallo stesso Trump in campagna elettorale; dopo diverse sconfitte interne (immigrati, riforma sanitaria…) Trump aveva necessità di dimostrare al suo elettorato di essere ancora il presidente eletto, quello che decide e realizza, che dice e fa; la scusa della morte dei bambini non è granché plausibile, visto che sono stati molti di più i bambini ammazzati a Mosul dai raid Usa nelle ultime settimane; l’Onu ancora una volta è stata tenuta da parte, come un orpello insignificante; la diplomazia ne soffre pesantemente, perché le alleanze della Nato e i rapporti con l’Ue vanno in brandelli, per non parlare delle relazioni coi grandi russi e cinesi (forse non a caso Trump ha premuto il pulsante mentre riceveva il presidente cinese in Florida; in ogni caso si riapre pesantemente il fronte iraniano e quindi la lotta tra sciiti e sunniti; e l’Arabia Saudita gongola…

Ma soprattutto, questo atto unilaterale, senza nessuna giustificazione diplomatica, appare una svolta nella crisi siriana: i negoziati faticosamente avviati verranno interrotti, riprenderanno le lotte intestine, i russi prima o poi reagiranno. E i poveri siriani pagheranno. Quanti bambini moriranno ancora? Continua l’apocalisse.

 

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