Apertura della COP22 in Marocco

Dal 7 al 18 novembre la conferenza sul cambiamento climatico a Marrakech con 20 mila persone e dozzine di capi di Stato. Si teneterà di rinegoziare alcuni punti troppo vaghi dell'accordo di Parigi
Cop22 Marocco

La 22ma conferenza sul cambiamento climatico si è aperta il 7 novembre a Marrakech sotto l’egida dell’Onu e proseguirà fino al 18 novembre. A un anno dall’accordo di Parigi sono molti i punti a rimanere in sospeso; e sono circa 20 mila – di cui dozzine di capi di Stato – i partecipanti a questa conferenza che promette di essere quella risolutiva.

Nel suo discorso d’apertura Ségolène Royal, ministro all’Ambiente francese, ha fatto appello all’impegno in favore dell’Africa. «L’Africa è il continente che più subisce il surriscaldamento climatico senza esserne responsabile – ha affermato – chiedo ancora una volta giustizia climatica, e in particolare per questo continente».

Questa convenzione universale, che offre un quadro globale dei negoziati sul clima, riconosce l’esistenza di un cambiamento climatico causato dall’uomo e attribuisce ai Paesi industrializzati le maggiori responsabilità nel combatterlo.

 

 

Secondo il ministro marocchino degli Affari esteri, questa conferenza si colloca in un contesto in cui «molte persone si trovano nel quotidiano a far fronte a delle difficoltà che le spingono a rimettere in discussione la loro stessa esistenza. Mi impegno affinché la presidenza marocchina compia nel 2017 un passo avanti concreto, e adotti una visione strategica per lavorare insieme a voi in maniera trasparente ed inclusiva durante la conferenza » ha promesso Mezouar.

Il 15 novembre i capi di Stato invitati terranno il loro vertice, e il giorno successivo i presidenti africani si riuniranno in conclave su invito di  Mohammed VI al palazzo dei congressi per concentrarsi sulle decisioni che interpellano un continente molto vulnerabile.

 

 

Dopo la COP21 hanno visto la luce numerose iniziative : l’Alleanza internazionale per l’energia solare, l’Iniziativa africana per le energie rinnovabili, Missione innovazione, la Coalizione per il prezzo dell’anidride carbonica, e molte altre. Di fronte alla difficoltà di tracciare un bilancio di queste iniziative, il ministro all’Ambiente marocchino Hakima El Haite e Laurence Tubiana proporranno a Marrakech l’istituzione di un osservatorio per monitorarle, secondo criteri precisi e sulla base di un registro a cui queste vengano iscritte. I nodi irrisolti per i quali i Paesi africani attendono delle azioni concrete sono la facilitazione dell’accesso dei progetti africani ai finanziamenti previsti dall’accordo di Parigi per la riparazione dei danni causati dal cambiamento climatico, il problema dell’elettrificazione del continente e del trasferimento delle tecnologie.

 

 

Il Marocco ha annunciato le sue tre priorità per la COP22 : «Adattamento, agricoltura, Africa ». L’Africa deve infatti adattarsi al cambiamento climatico, essendo particolarmente vulnerabile : un riscaldamento medio di due gradi a livello mondiale significa 3-4 gradi nel Sahel, ossia un fenomeno climatico estremo che rischia di far perdere vent’anni di sviluppo economico e sociale, aprire un circolo vizioso di impoverimento e compromissione dell’ecosistema, nonché la prospettiva di 200 milioni di migranti climatici da qui a 15-20 anni. Così un’agricoltura diversificata, ottimizzata nelle risorse (sementi, fertilizzanti), può evitare lo sfruttamento intensivo del suolo e fermare la deforestazione. La buona gestione delle fonti e dei corsi d’acqua può creare degli ecosistemi locali, limitare il pompaggio da luoghi lontani e il conseguente dispendio energetico. Un’Africa ancora in buona parte vergine è il terreno ideale per questa nuova agricoltura, e gli attori africani possiedono un capitale di «saper fare locale » che, potendo accedere alle tecnologie ed adattandole, può offrire una via credibile e percorribile.

 

 

Adottato all’unanimità durante l’ultima plenaria della COP 21 il 12 dicembre scorso a Bourget, l’Accordo di Parigi è il primo trattato sul clima a portata universale dato che il Protocollo di Kyoto del 1997 era rivolto solo ai Paesi industrializzati – considerati allora i principali responsabili del surriscaldamento del pianeta. L’obiettivo è quello di limitare l’aumento della temperatura sotto la quota simbolica di 2 gradi : e per ora siamo ancora lontani, dato che secondo gli esperti stiamo andando verso un aumento di 4 gradi. Qual è la strategia dei Paesi per limitare il riscaldamento globale ? Chi coontrollerà che rispettino gli impegni presi ? Sarà necessario definire delle regole per gli anni a venire, assicurarsi che gli Stati siano pronti a sviluppare le energie rinnovabili, a lottare contro l’inquinamento delle auto, a incoraggiare la ristrutturazione degli edifici. Ed è anche questa la posta in gioco in questa COP22.

I 195 Paesi l’anno scorso si sono lasciati con un’unanimità fragile; e secondo gli esperti molti tenteranno di rinegoziare alcuni punti rimasti troppo vaghi nel testo dell’accordo.

Traduzione di Chiara Andreola

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