Anything else

È ormai indubbio che esiste un Woody Allen “minore”, un filone che si è andato via via ingrossando con l’andare del tempo. Se infatti una volta certi suoi “piccoli” film, comunque sempre piacevoli e intriganti, costituivano una pausa di normalità nella sequenza di capolavori, da qualche anno avviene esattamente il contrario e così da tempo attendiamo invano l’ennesima opera d’arte del regista newyorkese. Ma nella vita bisogna sapersi accontentare e Anything else, da questo punto di vista, rappresenta un ottimo motivo di consolazione. Perché Woody Allen, con in passare degli anni, ha sviluppato una tecnica e una sensibilità narrativa raffinatissime che gli consentono di plasmare con apparente, disarmante facilità storie, situazioni, stati d’animo, atmosfere con trovate quasi sempre originali e convincenti. Come in Anything else, in cui il regista di Manhattan inserisce come protagonista principale e voce narrante un suo alter ego poco più che ventenne, uno scrittore @wdi gag comiche con velleità di romanziere serio, proprio come Woody da giovane. Per sé stesso, invece, si ritaglia la parte di un anziano ebreo, anch’egli scrittore comico, roso da una disillusione confinante con la misantropia e che soffre allo stesso tempo di una sconfinata mania di persecuzione e di un gigantesco senso di colpa. A far da contorno, una donna sensuale e capricciosa che soggioga con amorevole crudeltà il giovane scrittore, la madre di lei, inattesa ospite della coppia, invadente e non troppo gradita e un ridicolo agente letterario che a tratti rimanda inevitabilmente all’indimenticabile Broadway Danny Rose. In sostanza un quintetto bene assortito, diretto egregiamente da un regista che ormai sa bene cosa vuole dai suoi attori e soprattutto come ottenerlo. Non un capolavoro, dicevamo, ma anche se il film non regala particolari sussulti né momenti memorabili, spesso si ride di gusto, la storia scorre spedita senza annoiare e si ha la sensazione di essere di fronte a qualcosa di piacevolmente impalpabile, un’amabile inconsistenza dove anche la leziosità acquista il massimo spessore possibile. Regia di Woody Allen; con Woody Allen, Jason Biggs, Christina Ricci, Danny De Vito, Stockard Channing. Cristiano Casagni

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