Antigone tra le cave di marmo di Verbania

Elena Bucci e Marco Sgrosso mettono in scena il grande classico della tragedia greca, in una narrazione musicale
antigone

Elena Bucci e Marco Sgrosso tornano a “Tones on the Stones” , rassegna di teatro, musica e danza nelle suggestive cave di marmo di Verbania. Con un grande classico della letteratura drammatica di tutti i tempi: l’ Antigone di Sofocle. Come il loro precedente Macbeth, anche questo testo affronta il rapporto fra l’uomo e il potere. Nella maschilista società greca arcaica la giovane Antigone è abbandonata da tutti, anche dalla sorella Ismene, quando tenta di compiere i riti funebri per il fratello Polinice, ucciso dall’altro fratello, Eteocle, alle porte di Tebe. In quest’ultima delle vicende legate al ciclo di Edipo, la ragione di stato – questo è l’interrogativo che pone la tragedia – prevale sulle ragioni dell’individuo. Se la prima impone che Polinice, assediatore di Tebe, rimanga cadavere insepolto, esposto a tutte le intemperie e a tutti gli oltraggi, la giovane Antigone viola questa legge assecondando le ragioni del cuore. La sua è una insensata, amabile e folle sfida ad una società oppressiva e maschilista, a leggi spersonalizzanti ed inique, che infangano la nobiltà dell’essere umano.

 

La ricerca e la restituzione della propria dignità di essere senziente e pensante, capace di scelte, è il senso della drammaturgia che i due attori, e anche registi, propongono per il testo sofocleo. Nello spettacolo la musica diventa una componente integrante dello svolgimento drammatico, perché accompagna il faticoso percorso alla ricerca di uno spazio innegabilmente umano ed inalienabile. Il mito conferma una volta di più la sua vitalità, la sua capacità di dialogare con le forme ed i linguaggi del presente, proponendo ancora delle domande impegnative, alle quali fornire risposte non è mai troppo semplice e immediato. Una costante riflessione sull’uomo e la sua natura, sul suo posto nel mondo e sulle leggi instabili che costruiamo per governarlo.

 

 

Cosa vi ha interessato di questa grande tragedia di contrasti?

«L’Antigone ci ha colpito soprattutto per la straordinaria nettezza nell’affrontare un tema mitico ma di sconcertante attualità, messa in risalto dalla semplicità poetica di una lingua apparentemente così lontana e tuttavia capace di attraversare i secoli, le mode, i mutamenti effimeri, senza nulla perdere dello splendore diretto della sua comunicatività».

 

Come l’avete affrontata?

 

««Siamo entrati nel mondo della tragedia greca guidati dalle suggestioni del mistero che l’avvolge, dal fascino delle rovine, dalle domande intorno ad una complessità di linguaggi che per tutti era leggibile, creando una partitura per voce, azioni e suono, basata sul testo di Sofocle, ma con un’attenzione a più recenti riscritture della tragedia, da quella di Jean Anouilh a quella di Brecht, che hanno arricchito l’argomento di prospettive poetiche e psicologiche oppure etico-politiche».

 

La vostra messinscena è diventata una narrazione musicale della vicenda di Antigone…

 

«Registrazioni, musica elettronica e suono ai sensori si miscelano alle parole e sorreggono, provocano, contrastano le azioni, aiutando il salto verso una commistione contemporanea dei diversi codici linguistici della musica, del teatro e della danza. La tessitura del suono avvolge e racconta, come se fossimo presenti ad una veglia per Antigone, alla veglia per il corpo di Polinice e di altri insepolti, alla veglia per una nostra antica identità quasi dimenticata».

 

Quale pensiero ritroviamo in Antigone?

 

«Un pensiero caro e desueto: nessuno può togliere la libertà di rinunciare a tutto, anche alla vita, per difendere un credo, un’idea, un’utopia. In epoche tiepide e cariche di paura, ci appare salutare immedesimarci in un tema come questo, che altri – in altri tempi – hanno vissuto nella quotidianità. La nostra pratica teatrale – che si basa sulla ripetizione di un rito che non può prescindere da una dedizione fisica, spirituale e intellettuale di chi lo pratica ogni volta ‘dal vivo’ – ci insegna quanto sia fondamentale prendere atto della propria responsabilità e della propria capacità di modificare l’esistente».

 

Riflessione più che mai attuale che riguarda la funzione del teatro…

 

«Il teatro rimane oggi uno dei pochi riti collettivi che si continuano a praticare e attraverso il quale una comunità si ritrova a sentire e a pensare insieme, attraverso sollecitazioni non soltanto intellettuali ma anche fisiche. Se la mente e la storia ci dicono che il dolore intesse la vita in ogni sua parte, il teatro e l’azione ci inducono a lottare perché esista una catarsi, che si raggiunge celebrando il rito e cambia forma e senso a seconda del pubblico, del tempo, del luogo».

 

Nella suggestiva cava di marmo di Verbania che tipo di suggestione avete ricreato?

 

«Un luogo di doppie emozioni: la morfologia della Cava Pianasca ci consente di proporre due scenari completamente diversi. Racconteremo le due anime della cava: la parete est si presenta come una grande scacchiera, adatta agli incredibili giochi tecnologici generati dal video mapping. La parete nord perfettamente liscia, come una grande vela, e’ un’imponente tavolozza per magici giochi di colori e atmosfere».

 

 

Antigone”, compagnia le belle bandiere, drammaturgia, regia e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Drammaturgia sonora di Raffaele bassetti ed Elena bucci. cava pianasca domo graniti, comune di Villadossola (verbania), via Pianasca, il 28 luglio.

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