Annuncio di Stoccarda 2004

Nel luglio scorso mi trovavo in visita a una delle più ambite mete turistiche europee, il castello di Neuschwanstein, in Baviera. Nel salire all’incantevole sito, mescolato ad una folla cosmopolita, mi sono sentito interpellare da una donna dall’accento yankee, che aveva perso contatto col suo gruppo e che cercava soccorso. Mi chiese se fossi tedesco. Compreso che ero invece italiano, commentò: “Oh yes, you are european”. Al che le feci: “Italiano ed europeo”. Ma lei volle insistere: “Ormai siete soli europei, perché avete la stessa moneta”. Mi arresi. Ormai siamo europei, anche se ciò non dovrebbe avvenire solo per l’euro. Ripenso a ciò accingendomi a scrivere di un avvenimento che si svolgerà proprio nel sud della Germania nel prossimo maggio, che avrà una forte valenza europea, sin dal titolo: “Insieme per l’Europa”. Un significato anche politico, ma che ha pure una valenza religiosa, ecclesiale ed ecumenica, essendo promossa da 164 movimenti e comunità di vita cristiana europei (per il momento), in maggioranza cattolici ed evangelici. Quali gli antefatti? Come si sa, negli anni Cinquanta nel vecchio continente ebbe inizio un’esperienza di solidarietà tra popoli senza precedenti: stati che per secoli si erano affrontati in sanguinosi conflitti decisero di creare nuove forme di cooperazione, viatico al processo di unificazione del continente europeo. Una tappa importante di tale processo è ora fissata al primo maggio 2004, allorché dieci nuovi stati entreranno a far parte dell’Unione europea; l’Europa ricomincerà a respirare con i “due polmoni”, orientale e occidentale. L’Ue abbraccerà così 100 milioni di nuovi abitanti. E proprio ora l’Europa si sta dotando di una costituzione che cerca di delinearne i valori fondamentali, dando forma e visibilità al “bene comune europeo”, nel rispetto di identità, lingue, culture e tradizioni. Sancirà l’impegno ad “operare a favore della pace, della giustizia e della solidarietà nel mondo”. L’incontro “Insieme per l’Europa” si inserisce in questo nuovo abbraccio tra popoli, nella nuova definizione del ruolo del continente nei confronti dei suoi cittadini e del resto del mondo. “Insieme per l’Europa”, dunque. Carichi della storia, che ha registrato in diverse epoche il contributo essenziale delle correnti religiose anche in questo inizio di millennio ecco qualcosa di nuovo. Succede che una originale e popolare rete di fraternità, che copre tutto il continente, unisce movimenti di rinnovamento spirituale e di impegno sociale. Provengono da diverse chiese e tradizioni cristiane e sono multiformi nella loro azione. Insieme alle altre forze sociali, culturali, politiche e religiose operanti oggi in Europa, tali movimenti e comunità di vita cristiana vogliono evidenziare come i propri doni siano già al servizio dell’unificazione europea. L’incontro vuol rendere visibile, nella dimensione di bozzetto, un continente unito e molteplice. Intende così contribuire a “dare un’anima” al processo di integrazione, perché l’Europa attui la sua chiara “vocazione” presente nel progetto dei padri fondatori: una famiglia di popoli uniti e di nazioni riconciliate, aperta alla costruzione dell’unità dell’intera famiglia umana. Ma cosa succederà nella Hanns- Martin Schleyer Halle di Stoccarda il prossimo 8 maggio 2004? Interverranno fondatori e responsabili di movimenti e comunità, esponenti della politica e delle chiese. Prenderanno la parola anche dei giovani. Saranno presentati i contributi dei singoli movimenti e comunità, chi per la pace e la riconciliazione tra i popoli, chi per la promozione della famiglia; chi per l’integrazione delle varie forme di emarginazione e chi per l’educazione o la cultura. Non mancheranno i momenti culturali e artistici, che esprimeranno la bellezza e la ricchezza dei popoli europei. I 10 mila partecipanti di Stoccarda saranno in collegamento satellitare con altre decine di migliaia di persone in altri convegni In Europa. Hanno annunciato la loro presenza e la loro parola personalità del calibro di Romano Prodi, presidente della Commissione europea e di Chiara Lubich, presidente e fondatrice dei Focolari. Ci sarà Ulrich Parzany, tra i massimi esponenti del protestantesimo tedesco; il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani e Jean Vanier, fondatore della Communauté de l’Arche; Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e gli evangelici Helmut Nicklas e Friedrich Aschoff, presidente dei carismatici evangelici per la Germania” Insomma, dei movimenti e comunità di vita cristiana mettono i loro vari carismi al servizio dell’Europa, senza aspettarsi nulla. Un contributo, però, che tanto piccolo non appare, soprattutto se viene visto nella prospettiva del processo di avvicinamento tra i movimenti cattolici iniziato nel 1998, e poi allargatosi anche ad altre chiese. Un rapporto fatto non solo di incontri di comprensione reciproca, ma che già si rende visibile all’esterno, e si propone al mondo civile come modello di un’Europa di popoli uniti, non solo politica ma anche dello Spirito. È cioè un’avventura dello Spirito, una vera sfida quella che viene lanciata con Stoccarda 2004. IL CONTRIBUTO DEI FOCOLARI ALLA “EUROPA DELLO SPIRITO” L’8 maggio 2004, numerosi movimenti e comunità ecclesiali si raduneranno a Stoccarda, in Germania, per una giornata intitolata:”Insieme per l’Europa”. In essa, con molte altre persone ed enti europei, si desidera dare un contributo alla “Europa dello spirito”, a necessario completamento di quella politica, economica, dell’euro… Sì, perché il bisogno non manca. L’esortazione apostolica Ecclesia in Europa di Giovanni Paolo II, segnala, infatti, “lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane” (1); il secolarismo e, per esso, il “considerare l’uomo come il centro assoluto della realtà” (2); “il diffondersi dell’individualismo” (3); il “crescere di una generale indifferenza etica” (4); “la sensazione di solitudine” (5); “l’affievolirsi della solidarietà” (6), il sorgere d’una nuova cultura in contrasto col vangelo (7). Che fare? Per contrastare questi aspetti negativi, un indubbio rimedio è vivere la cosiddetta “spiritualità dell’unità”, che da sessant’anni si cerca di praticare nel Movimento dei focolari, e che ora è stata proposta dal papa sotto il nome di “spiritualità di comunione” (8), a tutti i fedeli della Chiesa cattolica, ed è considerata, anche da altre chiese, “spiritualità ecumenica”. Fra le sue imprescindibili esigenze, infatti, vi è quella di porre Dio al primo posto nella vita, secondo quanto il vangelo domanda. In tal modo non l’uomo, come oggi si vorrebbe, ma Dio torna ad essere il centro della realtà. Per lui, poi, si amano tutti, proprio tutti i fratelli e le sorelle, e si eliminano perciò i pregiudizi, si bandisce la solitudine, si argina il diffondersi dell’individualismo, si incrementa la fraternità universale. In modo speciale domanda di mettere in pratica il più importante comandamento di Gesù, che vuole l’amore vicendevole tra fratelli come lui ci ha amato, sì da essere con loro un cuor solo ed un’anima sola (9). Ne viene spontanea una certa comunione di beni spirituali e materiali che corregge la mancata solidarietà fra gli uomini. Per questa spiritualità si mettono in pratica le parole del vangelo e le direttive della chiesa, a cui il vangelo rimanda, e si rimedia così alla menzionata indifferenza etica diffusa tra molti europei. Si conosce e si ama quella croce senza la quale il cristiano non è. E si sta in piedi, nonostante tutto. Non solo: la “spiritualità dell’unita”, che realizza l’unità e la distinzione dovunque si instauri, si mostra particolarmente adatta all’Europa che ha da essere una “sinfonia di nazioni” (10). Ancora, per essa è possibile aprire i vari dialoghi, tanto indispensabili all’Europa di oggi: quello fra i cristiani delle varie chiese, con persone d’altre religioni e con altre di buona volontà ma senza un riferimento religioso. E, infine, per questo modo di essere, ci vengono offerti esempi concreti di quella vita che deve essere la nostra, di tutti noi europei. E ciò attraverso parecchie cittadelle già presenti in varie nazioni europee (ad esempio in Svizzera, Italia, Portogallo, Belgio, Cechia, Germania, Inghilterra, Polonia”). In esse, persone di differenti razze, culture, religioni, popoli, sono una comunità viva per il reciproco rispetto ed amore, come non potrà non essere l’Europa. Iddio ci aiuti e faccia di essa il continente del suo cuore. Pasquale Foresi 1) Ecclesia in Europa, n. 7; 2) Ibid. n. 9; 3) Ibid. n. 8; 4) Ibid.; 5) Cf. ibid.; 6) lbid.; 7) Cf. ibid. n. 9; 8) Novo millennio ineunte, n. 43-44-45; 9) Cf. Gv 13, 34 e At 4, 32; 10) Giovanni Paolo II, Angelus, Castelgandolfo, 31 agosto 2003.

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