Annunciare a tutti il Dio vicino
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).
Il Vangelo di Marco affida le ultime parole di Gesù Risorto ad un’unica sua apparizione agli apostoli. Essi sono a tavola, come spesso li abbiamo visti insieme a Gesù anche prima della sua passione e morte, ma questa volta la piccola comunità porta il segno del fallimento: sono rimasti in undici, invece dei dodici che Gesù aveva voluto con sé, e nell’ora della croce qualcuno dei presenti lo ha rinnegato, molti sono fuggiti.
In questo ultimo, decisivo incontro, il Risorto li rimprovera per il cuore chiuso alle parole di chi ne aveva testimoniato la resurrezione[1], ma allo stesso tempo conferma la sua scelta: nonostante le loro fragilità, consegna nuovamente proprio a loro l’annuncio del Vangelo, di quella Buona Notizia che è egli stesso, con la sua vita e le sue parole.
Dopo questo solenne discorso, il Risorto torna al Padre, ma allo stesso tempo “rimane” con i discepoli, confermando la loro parola con segni prodigiosi.
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
La comunità inviata da Gesù a continuare la sua stessa missione non è dunque un gruppo di perfetti, ma piuttosto di persone chiamate prima di tutto a “stare” con lui[2], a sperimentare la sua presenza e il suo amore paziente e misericordioso. Poi, solo in forza di questa esperienza, sono inviate a “proclamare a ogni creatura” questa vicinanza di Dio.
E il successo della missione non dipende certo dalle capacità personali, ma dalla presenza del Risorto che affida sé stesso ai suoi discepoli e alla comunità dei credenti, nella quale il Vangelo cresce nella misura in cui è vissuto e annunciato[3].
Ciò che dunque possiamo fare noi come cristiani è gridare con la vita e con le parole l’amore di Dio, uscendo da noi stessi con coraggio e generosità, per offrire a tutti, con delicatezza e rispetto, i tesori del Risorto che aprono i cuori alla speranza.
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Si tratta di testimoniare sempre Gesù e mai noi stessi; anzi, ci è chiesto di “rinnegare” noi stessi, di “diminuire” perché lui cresca. Occorre fare spazio in noi alla forza del suo Spirito, che spinge verso la fraternità: «[…] Debbo seguire lo Spirito Santo che, ogniqualvolta incontro un fratello o una sorella, mi fa pronta a “farmi uno” con lui o con lei, a servirli alla perfezione; che mi dà la forza di amarli se in qualche modo nemici; che mi arricchisce il cuore di misericordia per saper perdonare e poter capire le loro necessità; che mi fa zelante nel comunicare, quando è l’ora, le cose più belle del mio animo […] Attraverso il mio amore è l’amore di Gesù che si rivela e si trasmette. […] Con e per quest’amore di Dio in cuore si può arrivare lontano, e partecipare a moltissime altre persone la propria scoperta […] finché l’altro, dolcemente ferito dall’amore di Dio in noi, vorrà “farsi uno” con noi, in un reciproco scambio di aiuti, di ideali, di progetti, di affetti. Solo allora potremo dare la parola, e sarà un dono, nella reciprocità dell’amore»[4].
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
«Ad ogni creatura»: è una prospettiva che ci rende consapevoli della nostra appartenenza al grande mosaico del Creato e alla quale siamo oggi particolarmente sensibili. I giovani spesso sono punta avanzata in questo nuovo percorso dell’umanità; secondo lo stile del Vangelo, confermano con i fatti quello che annunciano con le parole.
Robert, dalla Nuova Zelanda, condivide la sua esperienza sul web[5]: «Un’attività in corso sul nostro territorio sostiene il restauro del porto di Porirua nella parte meridionale della regione di Wellington, in Nuova Zelanda. Questa iniziativa ha coinvolto le autorità locali, la comunità cattolica Maori e la tribù locale. Il nostro obiettivo è quello di sostenere questa tribù nel desiderio di guidare il restauro del porto, assicurare che le acque scorrano pulite e permettere la raccolta di molluschi e la pesca abituale senza paura dell’inquinamento. Queste iniziative hanno avuto successo e hanno creato un vero spirito comunitario. La sfida è evitare che si tratti di un evento passeggero e di mantenere un programma a lungo termine che porti aiuto, sostegno e faccia davvero la differenza sul campo».
[1] Cf Mc 16, 9-13.
[2] Cf Mc 3, 14-15.
[3] Cf Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, n. 8.
[4] C. Lubich, Parola di Vita giugno 2003, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 691-692.
[5] Il testo integrale di questa e di altre esperienze è disponibile, in varie lingue, sul sito http://www.unitedworldproject.org/workshop.