Annunciare “insieme” Dio

Recentemente, ho notato che in vari ambiti ecclesiali si parla molto di come realizzare l’annuncio di Dio in un mondo che sembra ormai completamente disinteressato – almeno in occidente – a Dio e alla dimensione spirituale. Una nota a questo proposito riportata da SettimanaNews e alcune esperienze dei giorni scorsi mi hanno spinto a riflettere
veglia di preghiera giovani Gmg ANSA/LUCA ZENNARO/POOL

A proposito di “annuncio” potrebbe essere interessante raccogliere quanto la Chiesa italiana cerca di fare in merito. Ne rende conto un interessante nota e riflessione riportata da SettimanaNews (https://www.settimananews.it/pastorale/annuncio-in-un-mondo-cambia/).

Anche vari movimenti ecclesiali nati con una forte spinta alla testimonianza e all’annuncio di Dio nella società del secondo dopoguerra, dopo una fase iniziale di grande successo ed espansione, stanno segnando il passo e sembrano aver smarrito l’ispirazione iniziale.

È in corso, all’interno di varie di queste realtà ecclesiali, un processo di revisione nel tentativo di riscoprire la spinta carismatica verso una testimonianza credibile di Dio e dello spirituale. È innegabile che l’uomo e la donna contemporanei – parlo dell’Europa occidentale – paiono aver perso il riferimento verso Dio, per lo meno di Dio come lo si conosceva tradizionalmente in occidente.

Tuttavia, non hanno smarrito il senso dello spirituale che, anzi, sta tornando prepotentemente di moda. Da tempo, infatti, si parla del ritorno dello spirituale – ma non del religioso inteso come istituzione – che, spesso, sempre più spesso viene preso da religioni, spiritualità, movimenti che provengono da oriente e che, offrono – almeno così pare – una risposta al vuoto che si sperimenta in occidente.

Sociologi della religione parlano ormai da tempo di post-teismo o di anateismo (come ritorno di Dio dopo Dio), fenomeni che hanno superato l’ateismo. Ma proprio davanti a queste novità, i cristiani – cattolici ed ancor di più di altre Chiese e comunità ecclesiali – sembrano arrancare. Come essere credibili e imitabili nella proposta di Dio e della religione? Il discorso sarebbe lungo e complesso e forse nessuno ha una risposta chiara. Proprio come dice papa Francesco, che spesso parla di ‘pensiero incompleto’, accennando che nessuno di noi, anche se credente, può dire di ‘possedere la Verità’ e, nel nostro caso, di sapere come trasmetterla.

E qui vengo ad alcuni episodi che mi sono successi negli ultimi tempi. Non devo andare troppo a ritroso, si tratta delle ultime settimane. In rapida successione, mi sono trovato a tenere lezioni e conferenze a gruppi diversissimi di ‘audience’.

Ho iniziato con una serie di lezioni online con un gruppo di musulmani sciiti, studenti di teologia islamica a Qum (Iran), che mi hanno chiesto di presentare l’evolversi della posizione della Chiesa cattolica nei confronti dei fedeli di altre religioni, con particolare attenzione all’Islam. Contemporaneamente, un gruppo di duecento sacerdoti diocesani (insieme ad alcuni diaconi permanenti), mi hanno invitato a tenere una riflessione di apertura ad un loro convegno-ritiro. Nei giorni successivi, una maestra elementare del Veneto mi ha chiesto, per il quarto anno di seguito, di parlare ai suoi alunni delle religioni orientali. E, per finire, ho iniziato un corso sul dialogo con una settantina di studenti di tutto il mondo e di diverse età.

Preparando queste attività formative così diverse mi sono spesso domandato cosa offrire e soprattutto come offrirlo. Non nascondo che la preparazione non è stata semplice. Mi ha aiutato molto il mettermi in ascolto delle domande dei vari interlocutori che mi hanno reso cosciente delle sfide che tutti loro incontrano (dal clero musulmano sciita, a teenagers italiani ed a sacerdoti italiani in età avanzata). Tutti, in modi diversi e da prospettive anche opposte, si trovano ad affrontare società in evoluzione costante con tempi di cambiamento sempre più brevi.

Quello che è emerso – e sta emergendo – da queste mie esperienze è la necessità di coniugare l’annuncio tradizionale di Dio con altre due dimensioni: quella di essere fra la gente e quella di annunciare insieme ad altri. È necessario, in altre parole, non solo l’annuncio dell’esistenza e dell’esperienza di Dio, ma la necessità di farlo con una testimonianza di vita e possibilmente sempre più all’interno della comunità umana.

Non possiamo essere annunciatori o testimoni solitari. È necessario un annuncio comunitario insieme a coloro che collaborano, che ci vivono accanto o che, in qualche modo, incontriamo e con cui si stabilisce un rapporto. In questo modo, annunciare Dio, la Buona Novella può essere più credibile e arriva a toccare le corde dell’uomo e della donna d’oggi, che avvertono l’esigenza dello spirituale – anche nel cuore del secolarismo rampante – ma non trovano più una modalità di rapportarsi con il Dio della fede cristiana così come è stato percepito e raccontato fino ad ora.

E questo è possibile anche con persone che credono diversamente da noi. Con gli amici con cui da anni viviamo l’esperienza del dialogo fra cattolici e sciiti siamo convinti che oggi l’annuncio di Dio può essere più credibile e attraente se fatto insieme, ovviamente senza confondere le religioni a cui apparteniamo e le rispettive tradizioni e credo.

La diversità che porta alla fraternità non toglie nulla all’annuncio di Dio, ma lo rende visibile, come già Giovanni Paolo II aveva annunciato in un intervento magistrale tenuto a Chennai (allora Madras) nel 1986. «Il frutto del dialogo è l’unione tra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio, che è fonte e rivelazione di tutta la verità e il cui Spirito guida gli uomini alla libertà solo quando questi si fanno incontro l’uno all’altro in tutta onestà e amore. Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi; poiché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio»*. Ed è questo Dio in mezzo a noi che può raccontarsi in modo credibile.

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*Giovanni Paolo II, Discorso a rappresentanti di diverse tradizioni religiose, Madras (oggi Chennai), 05.02.1986. Disponibile online a: https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1986/february/documents/hf_jp-ii_spe_19860205_religioni-non-cristiane.html.

 

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