Anno nuovo scuola nuova?
Riprende il dibattito sulle riforme scolastiche. Puntualmente, ad ogni cambio di governo; oggi però più consapevoli dell’importanza strategica del fattore-istruzione per lo sviluppo del Paese. E, come si sa, senza buoni standard formativi il rischio è di rimanere schiacciati dalla concorrenza di Paesi che da tempo investono molto nell’educazione, facendone una grande questione nazionale. Urge riguadagnare terreno, come indica una recente indagine Ocse sui livelli d’apprendimento dei ragazzi quindicenni (Problem Solving for Tomorrow’s World). Essa mostra un significativo divario di preparazione dei nostri giovani rispetto a quelli europei, non solo nel campo scientifico e linguistico, ma anche nella soluzione di problemi di natura pratica. Inoltre, forti disomogeneità di risultati interni tra nord e sud del Paese. Un treno da non perdere quello delle riforme scolastiche. Un primo passo-controcorrente sarebbe di chiamare a raccolta tutte le forze positive del Paese. Uno sforzo unitario, in nome dell’educazione, di ricerca di soluzioni condivise, come una sana democrazia dovrebbe fare su obiettivi così vitali. È un’utopia sperare di costruire un minimo linguaggio comune? E di coinvolgervi anche i media, troppo distratti altrove? Poi, un secondo passo: la riforma dei programmi. È l’obiettivo verso cui punta anche la commissione di esperti nominata dal ministro della Pubblica Istruzione che ha elaborato un documento-base – Indicazioni nazionali – per la programmazione educativo-didattica della scuola dell’infanzia e del 1° ciclo d’istruzione, che sarà presto messo alla prova. Ma c’è un terzo grande passo (grande perché decisivo) che riguarda il motore vero di ogni cambiamento: le competenze umane, scientifiche e didattiche dei docenti, un prezioso capitale che, diversamente da altri Paesi, da noi risulta poco valorizzato. Perché, come mostra la ricerca internazionale, lo snodo propulsore di ogni riforma è costituito proprio da insegnanti preparati e ben motivati, che si aggiornano, che lavorano sodo e che collaborano con i colleghi. Così, prima di ogni altra riforma e ulteriori spese, bisognerebbe studiare nuove regole per promuovere e sostenere, ma anche verificare l’effettiva capacità professionale dei docenti. Riforme per la scuola! Ma quella che punta all’eccellenza dei suoi insegnanti è la più urgente e strategica. Allo Stato, alle comunità, alle istituzioni, ai media il compito di investire con più coraggio in questa direzione.