Annamaria: prof di matematica e cavaliere
La nuova vita di Annamaria Berenzi era cominciata quando, dopo quattordici anni di lavoro come insegnante di matematica presso l’Istituto Tecnico Castelli di Brescia, si era ritrovata d’improvviso senza cattedra, per diminuzione degli iscritti. A quel punto, si trattava di chiedere un trasferimento, ricominciando altrove. Così, era approdata agli Spedali Civili di Brescia, come docente della sezione ospedaliera.
Racconta Annamaria: «All’inizio ho avuto qualche esitazione rispetto al fatto di essere così vicina a situazioni dolorose, temevo di non riuscire a gestirle. Invece, conoscere questa realtà mi ha letteralmente cambiato la vita!».
Annamaria insegna matematica agli studenti delle scuole superiori che sono ricoverati presso i reparti di oncologia pediatrica, oncoematologia, oncologia adulti, ematologia adulti e neurologia.
«Ogni anno vengono ricoverati circa 150 ragazzi. Naturalmente, quelli cui dedichiamo più energie, sono i lungodegenti che, per motivi diversi, devono stare lontani da scuola anche uno, due anni. Ognuno di loro è un mondo umano e un istituto scolastico diverso… anche le loro patologie sono diverse. Per questo diamo lezioni individuali che programmiamo inserendoci all’interno del percorso di cura».
Proprio una di loro, Alessia, oggi studentessa universitaria, un giorno, annuncia via sms alla prof di averla candidata alla prima edizione dell’Italia Teacher Prize: il Premio Nazionale Insegnanti, gemellato con il Global Teacher Prize, un riconoscimento internazionale promosso dalla Varkey Foundation, che viene assegnato ogni anno ad un insegnante, di qualunque materia o nazionalità, che si sia particolarmente distinto nel suo mestiere di educatore.
«Alessia era già uscita dal nostro ospedale – racconta Annamaria –, ma si rimane legati anche dopo, per via di quello che si è condiviso. Per lei la matematica era stata importante per distrarsi dalla chemioterapia». E poi, è successo: un’emozionatissima Annamaria Berenzi è salita in cima al podio del Premio Nazionale. «È stata propria Alessia a proclamare la vittoria. E con i 50.000 euro del premio, abbiamo creato un progetto scolastico che si chiama “In viaggio per guarire”».
La professoressa Berenzi spiega che, oltre all’insegnamento della matematica spesso, nei reparti, cerca di creare occasioni d’incontro e di scambio di esperienze tra i ragazzi che hanno vissuti di malattia simile, e che da queste occasioni sono nate amicizie, legami personali, anche molto forti. Da qui, l’idea di “In viaggio per guarire”.
«L’obiettivo è coinvolgere i ragazzi che hanno avuto esperienze di malattia in 12 incontri, in altrettante città. Un “viaggio” durante il quale raccontare il proprio vissuto. Più che i fatti, il sunto della propria esperienza e la “morale”: come è cambiata la loro vita dopo, il rapporto con le cose o le persone. Molti parlano di quanto importante sia stata la vicinanza di un amico o dei genitori; di un estraneo che gli ha dato la forza di andare avanti o dell’importanza del dono gratuito, come quello del sangue o del midollo».
Annamaria spiega che l’origine vera del progetto è la forza che ogni giorno legge negli occhi dei suoi ragazzi: «È un messaggio di vita dirompente. Ad un certo punto, ho capito che poteva essere forte anche per i giovani “sani”. Per “guarire” dalla normopatia, dall’indifferenza, creando occasioni di condivisione profonda, che riguardano la loro vita. Ho pensato: se questi ragazzi che affrontano la malattia, le cure, con tanta dignità e forza, a me danno tanto, figuriamoci cosa potrebbe succedere con i loro coetanei!».
Così, la prof di matematica, una decina di giovani, una volontaria e una psicologa dell’AIL, hanno dato avvio al progetto. Finora, hanno raggiunto le città di Milano, Padova, Trieste e Torino. A Trieste, poi, è arrivata la grande sorpresa per Annamaria: «Alla fine dell’incontro, ci è stata data la comunicazione dalla dirigente scolastica che il Presidente della Repubblica mi aveva nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e che Mattarella voleva che sapessimo che ci stava seguendo, dal primo incontro a Milano!».
Rimane solo una domanda così, sospesa fin dall’inizio: prof. Berenzi, come le hanno cambiato la vita questi ragazzi? «Io sono partita senza la pretesa di fare grandi cose. Mi sono detta: se posso portare qualcosa di buono… ne sono felice. A me è sempre piaciuto insegnare la matematica. Che la capissero, o non la capissero, i ragazzi l’hanno sempre ben accolta,» racconta Annamaria «poi, invece capita che impari qualcosa tu. Conoscere questi ragazzi fa ridimensionare tutti i parametri. Tante cose che sembravano problemi enormi, li ridimensioni e ogni mattina che ti svegli, ringrazi per quello che sta funzionando nella tua vita».