Anna, già 10 anni
In pochi mesi se n’erano andati in tre, tra i tenori del giornalismo internazionale: Oriana Fallaci, Anna Politkovskaja e Ryszard Kapuscinski. Tre giornalisti-scrittori, tra maestri del reportage, tre persone che avevano un pensiero e non solo una penna. Diversissimi, anche sul finire della propria vita: la prima, che era stata rivoluzionaria e pasionaria, tutta presa dalla missione finale di denunciare l’Islam che avrebbe portato il mondo alla barbarie; la seconda, dapprima giornalista di cronaca, poi sempre più impegnata nella missione di denunciare le malefatte del presidente ceceno Kadyrov e del suo “compagno di merende” Vladimir Putin; il terzo, ormai pacificato dopo decenni di vagabondaggi soprattutto africani, impegnato in una sorta di ritorno all’ovile evangelico, nella riaffermazione del valore dell’altro.
Tre maestri, indubbiamente, per chi fa il mestiere del cronista. Anna Politkovskaja era nata nel 1958 negli Stati Uniti, quando i suoi genitori lavoravano nell'ambasciata dell'Urss. Si era laureata nella Facoltà di giornalismo dell'Università statale di Mosca nel 1980. Aveva lavorato nel giornale Izvestija dal 1982 fino al 1993. Nel 1994 era passata alla Obsaja Gazeta, uno dei simboli dei giornalismo della Russia postsovietica, ormai chiusa. Dal 1999, la Politkovskaja lavorava nella Novaja Gazeta. Il suo ingresso in questo giornale era coinciso con l'inizio della seconda guerra in Cecenia ed il suo lavoro è stato da allora fortemente legato agli avvenimenti in questa Repubblica. Nel 2000 aveva ricevuto il premio Penna d'Oro della Russia, il più importante riconoscimento giornalistico del suo Paese, per i suoi reportage sulla Cecenia. L'anno successivo aveva ricevuto negli Stati Uniti il premio Artyom Borovik, istituito da alcuni media del Nord America.
La ricordo con l’allora nostro corrispondente da Mosca, Eduardo Guedes, portoghese, morto nel 2011, che l’aveva incontrata: «La Politkovskaja credeva possibile offrire un contributo per formare la coscienza dei cittadini. Nei giorni precedenti il nostro incontro, un tribunale aveva dichiarato innocenti alcuni ufficiali accusati di avere ucciso sei civili ceceni. I fatti erano irrefutabili, e la decisione della giuria si presentava del tutto illogica. Dopo un verdetto del genere, tanti rimangono scioccati, e questo è un momento molto importante per la nostra società, commentava Anna. Secondo lei Putin sfruttava alcune idee popolari tra i russi che sono sempre pronti a dichiarare innocente un loro ufficiale. Era convinta che la conoscenza di fatti sconvolgenti deve portarci a riflettere e a prendere posizione. Finché non avviene questo impatto – diceva –, la società vive come in una palude».