Animali, perché la rabbia fa così paura?
Fino al 2008 l'Italia era ritenuto un paese "rabies free", cioè esente dalla rabbia. A partire dal 2008, invece, e fino al 2010 il riscontro di diversi casi di rabbia nelle volpi (rabbia silvestre) nel nord-est dell'Italia (Friuli, Trentino e Veneto) probabilmente per il passaggio di tali animali dalla Slovenia, Paese in cui la malattia è particolarmente persistente, ha richiesto un serrato piano vaccinale per le volpi, mediante esche orali, associato a programmi di profilassi ordinaria negli animali domestici. Da allora il piano di eradicazione della malattia ha permesso, in tre anni, di debellare anche la rabbia silvestre, almeno quella veicolata dalle volpi (qualche dubbio resta su quella trasmessa dai pipistrelli) ed oggi, e a partire dal 2013, non esiste più l'obbligo di vaccinazione in tutta Italia, nonché per cani, gatti e furetti diretti verso le regioni del nord-est italiano. Resta, invece obbligatoria la vaccinazione per gli animali diretti all'estero e per quelli che vengono introdotti nel nostro Paese.
Ma perché la rabbia fa così paura?
Perché tale malattia oltre ad essere una zoonosi è una patologia particolarmente pericolosa, per la quale non esiste cura e perchè è mortale sia per gli animali sia per l'uomo. Il virus è presente nella saliva dell'animale malato e viene trasmesso mediante il morso o il contatto della saliva con mucose e cute non integra. Dalla ferita il virus raggiunge il cervello, attraverso i nervi, causando un'infezione cerebrale mortale, nel frattempo provoca cambiamenti di indole e di comportamento. Attualmente la rabbia è presente negli animali selvatici (carnivori selvatici, soprattutto volpi: ciclo silvestre) in tutta l'Europa. Da tali animali il virus può passare a cani o gatti (ciclo urbano) o direttamente all'uomo. Sono a rischio, infatti, animali ed uomini che per svago o lavoro entrano o frequentano i parchi montani o le zone boschive. Per tali persone è consigliabile la vaccinazione pre-esposizione. Mentre il trattamento post-esposizione è da riservare in caso di morso da parte di un animale sospetto.
La prevenzione, comunque, resta l'unica arma in nostro possesso contro la rabbia.
Cosa, dunque, è necessario fare?
· vaccinare i cani da caccia e da pastore soprattutto se possono frequentare le zone infette ed ogni animale che debba viaggiare in Paesi in cui è ancora presente la rabbia;
· tenere sotto controllo il randagismo;
· evitare l'accumulo di rifiuti che costituisce un richiamo per le volpi e costituisce un grave rischio per cani e gatti soprattutto se la raccolta avviene in luoghi accessibili agli animali domestici;
· controllare la popolazione delle volpi;
· condurre i cani al guinzaglio;
· segnalare all'Asl comportamenti anomali in animali selvatici o domestici nonché il ritrovamento di animali morti.
Quali i segni negli animali che possono insospettirci:
· il comportamento privo dell'abituale diffidenza e la spiccata aggressività degli animali selvatici, soprattutto volpi nei confronti di persone o di animali domestici;
· modificazioni caratteriali (aggressività ingiustificata) e comportamentali (voracità, animale che abbaia o scodinzola a persone immaginarie, o che si isola e si nasconde al buio, eccitazione violenta alternata a depressione, paralisi della mandibola con bocca semiaperta da cui cola la saliva per ipersalivazione e difficoltà a deglutire, difficoltà nella deambulazione e paralisi progressiva fino alla morte).
E se il nostro animale viene morsicato da un animale sospetto?
· vaccinare immediatamente l'animale;
· se possibile, tenere in osservazione per 10 giorni l'animale morsicatore (tempo in cui si manifestano i sintomi) per assicurarsi del suo stato di salute;
· soppressione o sequestro e sorveglianza (anche a domicilio) per 2-6 mesi dell'animale morsicato nel caso in cui l'animale morsicatore risulti malato o non possa essere catturato.
Nel caso un uomo venga morso da un animale sospetto, lavare bene e a lungo la ferita con acqua e sapone, poi recarsi da un medico il quale deciderà se praticare il trattamento post-vaccinale. Sarebbe di aiuto catturare l'animale morsicatore e tenerlo sotto controllo per almeno 10 giorni, tempo in cui la malattia può rendersi evidente nell'animale e quindi confermare il contagio o scongiurare l'infezione nell'uomo.
(A cura della dott.ssa Letizia D'Avino – Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli)