Animali in gabbia, stop ai trattamenti disumani

Avviata una iniziativa di cittadini per chiedere all'Unione europea di porre fine al trattamento disumano riservato agli animali allevati nelle gabbie.

Nell’Unione europea (Ue), centinaia di milioni di suini, galline, conigli, anatre e quaglie vengono tenuti in allevamenti in gabbia in tantissime aziende agricole. Una nuova proposta di iniziativa dei cittadini, guidata da Compassion in word farming, la maggiore organizzazione internazionale per il benessere degli animali da allevamento, vuole porre fine al trattamento disumano loro riservato.

Gli organizzatori chiedono alla Commissione europea di proporre una legislazione che vieti l’uso delle gabbie per galline ovaiole, conigli, pollastre, polli da carne riproduttori, galline ovaiole riproduttrici, quaglie, anatre e oche; stalli da parto per scrofe; box per scrofe e box individuali per vitelli, laddove non già proibiti.

Gli organizzatori sostengono che, solo in Europa, centinaia di milioni di animali trascorrono l’intera vita in una gabbia, dalla nascita alla morte. Le gabbie tengono gli animali isolati o bloccati in aree ristrette. Essere tenuti in queste condizioni, anche con un eccellente livello di competenza, può avere gravi implicazioni sulla salute e sul benessere degli animali coinvolti. Oggi, un altro tipo di allevamento più rispettoso degli stili di vita naturali degli animali è possibile e, secondo alcuni, doveroso.

L’11 settembre è iniziata la raccolta di firme a sostegno della proposta che, per andare avanti, necessita di un milione di dichiarazioni di sostegno in almeno sette Stati membri nell’arco di un anno. Successivamente, la Commissione europea deciderà, entro tre mesi, se dare o non dare seguito alla richiesta e, in entrambi, i casi dovrà giustificare la sua decisione.

Infatti, la decisione di registrare l’iniziativa riguarda solo l’ammissibilità giuridica della proposta e, in questa fase, la Commissione europea non entra il merito.

L’iniziativa dei cittadini europei è stata istituita nell’aprile del 2012 con l’entrata in vigore dell’apposito regolamento che attua le disposizioni del trattato di Lisbona ed è concepita come uno strumento per consentire ai cittadini dell’UE di influire sul programma di lavoro della Commissione europea. Una volta registrata ufficialmente, l’iniziativa dei cittadini europei prevede che almeno un milione di cittadini provenienti da almeno un quarto degli Stati membri dell’UE possano invitare la Commissione europea a proporre atti giuridici nei settori di sua competenza.

Come previsto dal regolamento, per essere ammissibile l’azione proposta non deve esulare manifestamente dalla competenza della Commissione di presentare una proposta legislativa e non deve essere manifestamente ingiuriosa, futile o vessatoria né manifestamente contraria ai valori dell’Unione.

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