Anghelopoulos, regista della Grecia immutata
Scompare a 76 anni il grande regista greco amato dai cinefili ma meno conosciuto dal grande pubblico italiano
Se è vero che ognuno ha la sua morte così come ha la sua vita, la fine, a causa di un incidente per strada, del regista greco, a 76 anni, corrisponde nella sua sconcertante attualità – quante persone sono vittime di incidenti stradali – a quel senso della storia quotidiana che lui ha raccontato nei suoi (pochi) film. Ricordo l’ultimo uscito in Italia, La polvere del tempo, che, al solito, non era stato un successo di pubblico – Anghelopoulos era roba fine per cinefili – ma nemmeno troppo di critica (anche da parte di chi oggi lo elogia…). La polvere del tempo dunque, raccontava in un puzzle difficile da mettere insieme per il semplice spettatore, la storia di una famiglia che cerca la riunificazione in una Europa in cambiamento, giorno dopo giorno.
Il senso della storia che si rincorre, che ciclicamente si avvita, dentro cui l’uomo – piccolo o grande, ragazzo o adulto –, si trova a fare i conti col proprio destino, era forse il cuore del pensiero del regista greco. E bisogna forse esser stati almeno un giorno nella Grecia continentale per capire di più come Anghelopoulos, al pari dei suoi concittadini, avesse in sé il senso del tempo che scorre immutabile e che trascina con sé il passato per riattualizzarlo, drammaticamente. Questo in parte spiega perché il film che sconvolse Cannes nel ’75, La Recita, di quattro ore, vedesse gli attori portare i nomi di Elettra, Egisto, Pilade…raccontando decenni di storia greca del ‘900.
Certo, Anghelopoulos sconvolse anche per l’atipicità tecnica: piani sequenza senza fine, silenzi lunghissimi, infiniti movimenti di macchina, incrocio tra flashback ed attualità al limite della linearità del racconto… ma era il suo stile, il suo modo per raccontare la storia, che poi, grecamente, era quella dell’uomo. Dove la rivisitazione del passsato serviva da richiamo all’esigenza di libertà che in lui era formidabile.
Anghelopoulos, che viveva a Parigi ed amava molto gli attori italiani – Mastroianni, Volontè – stava girando al Pireo un film The other sea (L’altro mare) col nostro Toni Servillo. Già dal titolo, si può forse intuire dove ci avrebbe portato. Ad una nuova indagine sul destino di vivere dell’uomo d’oggi, sempre in moto ed in travaglio.