ANFN: noi il 20 ci saremo

difendiamo i nostri figli

Fra i numerosi genitori che scenderanno in piazza il prossimo 20 giugno a Roma per la manifestazione “Difendiamo i nostri figli”,ci saranno anche quelli di Anfn (Associazione Nazionale Famiglie Numerose).

I presidenti Raffaella e Giuseppe Butturini, da noi intervistati, hanno una famiglia extralarge che abita ad Albignasego, in provincia di Padova, ed è costituita da 10 figli naturali (di cui una in cielo e 7 sposati), 9 nipotini e 2 in arrivo, un ragazzo in affido da sette anni e una parente anziana quasi cieca che vive con loro. Una famiglia “accogliente”, aperta alla vita, e retta da principi cristiani.

 

Perché sarete a Roma il 20 giugno?

«Non possiamo mancare. Le famiglie, cuore della società, sono le protagoniste dell’evento, ma i Movimenti e le Associazioni, fra cui anche la nostra, sono chiamate a sostenerle, senza portare altre bandiere se non quelle delle famiglie stesse, con carrozzine, passeggini e deambulatori per i nonni».

 

Cosa pensate delle unioni civili?

«Crediamo che non si possano porre sullo stesso piano l’unione di persone omossessuali e il matrimonio fra un uomo e una donna; a portarne le conseguenze più dure sarebbero i bambini. Diciamo questo perché sperimentiamo che nella famiglia di sempre si gioca la coesione sociale e il domani della società».

 

Cosa vi aspettate dall’evento "Difendiamo i nostri figli"?

«La manifestazione servirà per dare una forte testimonianza d’esistenza da parte delle famiglie italiane. Il problema, prima d’essere economico o politico, è infatti prettamente culturale e spirituale. Ma le sorti dello stesso come della famiglia, sappiamo che poi si giocheranno in Parlamento. I disegni di legge sono noti: “Scalfarotto”, in cui è a rischio la libertà di chi la pensa diversamente sull’omofobia; “Cirinnà”, in cui le unioni civili tra omosessuali equivalgono nei fatti al matrimonio di un uomo e di una donna; “Fedeli” in cui si chiede un gran finanziamento per l’educazione sessuale secondo le “teorie del gender” in ogni scuola».

 

La famiglia appartiene al Parlamento?

«La famiglia non appartiene al Parlamento e il Parlamento non la può distruggere. Eppure le sue leggi possono diventare un modello e aprire una strada che non porta al bene comune. Ecco perché non possiamo tacere e dissociarci dalle richieste delle famiglie»

 

A chi intendete dar voce il giorno 20?

«Desideriamo in particolare dar voce ai bambini e alle nostre donne. I bambini non sono, per noi, da rieducare nelle scuole con la “teoria del gender”, né tanto meno sono merce di scambio o oggetti di diritto, semmai soggetti di diritto e dei grandi doni. Il ventre delle nostre donne non si può e non si deve prendere in affitto, perché è sacro come un tempio: lì si genera la vita e in quei piccolissimi embrioni è contenuto il futuro dell’umanità».

 

Questo nulla a che vedere con la discriminazioni verso gli omossessuali, come persone…

«Esatto. Tutto questo senza giudicare o essere contro qualcuno».

 

Cosa chiedete a chi lavora nelle istituzioni e a chi fa opinione pubblica?

«Vorremmo chiedere: fino a che punto si può decidere sulla vita altrui e su quel mistero grande che è il matrimonio? E perché non coinvolgere prima e strutturalmente il Forum delle Associazioni Familiari? Ancora: perché non lasciare posto al dubbio e riascoltare la voce della coscienza? Perché strappare ai bambini la semplicità e la gioia dei primi anni, volendoli “rieducare” ad altri “stereotipi” che sono ben diversi da quelli comunemente ammessi? Pensateci prima di votare o di dire o scrivere qualcosa».

 

Papa Francesco ha parlato di “colonizzazione ideologica”…

«Infatti. Il rischio che il nostro Paese corre è proprio quello di una “colonizzazione ideologica”, che sommandosi ad una “indifferenza globale” può consegnare la società ai “poteri forti”, pronti a fare di tutto perché l’uomo sia solo, se non addirittura “diviso” in sé stesso. A questo punto è legittimo chiedersi se lo Stato, la giustizia, i mass-media non stiano perdendo la dimensione sociale del matrimonio assieme alla bellezza della “differenza”, fra maschio e femmina in particolare, strade maestre per il bene comune della società».

 

E allora tutti in piazza… Tutti non proprio, perché vari gruppi e associazioni lasciano liberi i propri aderenti di parteciparvi o meno…

«Secondo noi tutte le famiglie sono chiamate a essere presenti in piazza San Giovanni, a Roma, il giorno 20. Non certamente per occupare spazi di potere, che fra l’altro non hanno, ma per farsi ascoltare, per sostenere e innescare processi di cambiamento. La partita non è facile né sicura, in particolare dal punto di vista economico. Ma è tempo ormai di provarci e la nostra Associazione dice a tutti: “Coraggio, andiamo, teniamoci per mano gli uni con gli altri, ce la faremo”. Perché come diceva papa Wojtyla «le famiglie devono essere protagoniste delle politiche familiari e cambiare il paese, per non essere vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare».

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