Andreis, unica polis

Èinutile nasconderlo: ho un debole per certa letteratura che si può godere al primo approccio e meditare a lungo. E allora mi affretto a segnalare questo testo intenso di Beno Fignon, sperando di arrivare in tempo prima che sia stato fatto il pieno delle letture che accompagneranno le imminenti vacanze. Si tratta di Andreis, unica polis, ritorno al millenario insediamento prealpino, luogo dell’anima e della memoria dell’autore che ci accompagna per mano a visitare e a conoscere nell’intimo quello che fu il paese della madre, la sua gente schiva e impenetrabile, dal dialetto impossibile; ad assaporarne il fascino. Come è delle piante, il cui seme anche se cade dentro una fessura della roccia può attecchire e vivere, accontentandosi dell’essenziale, fino a formare quella meravigliosa simbiosi naturale che affascina, perché spiega il miracolo della vita, e offre il canone più elementare della bellezza, così è delle persone. Quando, gettate come un seme in balia del vento della storia fra queste rupi solo apparentemente inospitali, quivi abbiano attecchito, si siano moltiplicate per mille anni fino a raggiungere la simbiosi perfetta. Molti di qui sono emigrati, è vero, ma l’istinto li ha riportati a cercare la linfa gustata nei loro primi anni là dove solo si sugge. Come è delle api che non confonderanno mai il nettare di questi fiori di montagna con quello dei grassi ma insipidi prodotti della pianura. Così è stato anche per Beno Fignon. Lo abbiamo scoperto quando in Cellina ci ha portati a conoscere il segreto del suo fiume impetuoso e della sua gente. Lo ritroviamo adesso a risalire i mille gradini di pietra, non scala soltanto, ma scalata, per raggiungere Andreis. Non vi racconterò cosa ci troverete, una volta arrivati. Sciuperei l’incanto. Anche il testo va scalato passo dopo passo e goduto, parola per parola.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons