Andrea Olivero ACLI scomessa sulla felicità
Politica con il fiato grosso, vita precaria per tanti, violenza diffusa, insicurezza. E le Acli hanno tenuto ad inizio settembre l’annuale incontro di studi su Vita, buona, vita felice. Oltre l’utopia per una storia nuova. Presidente Olivero, non siete andati fuori sintonia? Al contrario. Proprio questo diffuso senso di precarietà, che non deriva solo da una crisi economica ma anche morale, sollecita una maggiore attenzione verso quello che è il fine ultimo del nostro vivere, ma pure verso i desideri più profondi di ciascuno. Indagare sul tema della vita felice è certamente un’operazione difficile e scivolosa, però ci riporta al senso del nostro agire sociale e dell’agire politico. Non a caso abbiamo parlato anche di vita buona, perché crediamo che soltanto ragionando di virtù personali e di virtù sociali possiamo far compiere un salto di qualità all’esistenza personale e al vivere sociale e, allo stesso tempo, interpellare la politica. Il fatto è che non si può essere felici da soli, ma c’è sempre la necessità del rapporto con l’altro, ad incominciare dall’Altro, perché Dio è colui che ci dona la felicità compiuta. Vogliamo vedere, in una prospettiva di vita felice, quali sono le implicazioni legate al mondo del lavoro. Stiamo infatti passando da una società del benessere, in cui l’obiettivo è il raggiungimento di un reddito sufficientemente elevato, alla società del ben-essere, nella quale diventa centrale la qualità della vita di ciascuno. Sulla felicità sociale incide pure la qualità della democrazia, e gli italiani non si sentono appagati dalla propria vita democratica. Questo è un dato che ci spinge a creare nuovi spazi di partecipazione. Dal convegno è emerso che la vita felice non è solo una faccenda privata. Quali obiettivi vi siete dati per questo nuovo impegno associativo? Le Acli sono nate per la formazione dei lavoratori e per costruire all’interno delle comunità un tessuto di pace. Quindi è per noi prioritario, in un tempo in cui i legami sono labili, migliorare le relazioni fra le persone e potenziare la qualità della vita sociale. Dobbiamo stare con più vigore sulle nostre tradizionali frontiere, che vanno dalla tutela dei diritti delle persone al riconoscimento del ruolo della famiglia, quale soggetto sociale, luogo primario di socializzazione e di crescita buona delle persone. Nell’ottica della felicità, va rinnovata la nostra presenza a fianco dei lavoratori, in particolare di coloro che si trovano maggiormente in difficoltà. Penso ai giovani lavoratori e ai lavoratori immigrati, che faticano spesso a raggiungere una vita buona. Sei mesi alla presidenza delle Acli. Andrea Olivero ne è felice? Sì. È un’esperienza straordinaria, quella che sto vivendo. Mi consente di conoscere tante situazioni, di poter dare molte risposte, spero positive, ai nostri associati e a quanti guardano alle Acli con interesse. In questi mesi, ho potuto confrontarmi maggiormente con la politica, con la nostra Chiesa, con le altre associazioni, con cui abbiamo relazioni intense e ricche. La mia esperienza di presidente è particolarmente positiva, perché si svolge all’interno di un gruppo, e questo aiuta a non sentirsi soli. È un cammino collegiale, che si attua attraverso forme di discernimento comunitario, e permette di sentire forte il sostegno nelle decisioni e profondo il senso di appartenenza. Certamente, è anche un percorso faticoso. Bisogna riconoscerlo. Talvolta ho la nostalgia dell’azione concreta di volontariato, ma è anche vero che sto apprezzando la bellezza di operare in modo meno diretto, consapevole che il mio lavoro può essere in qualche modo utile per molti. Ho incontrato anche difficoltà. Difficoltà oggettive, che derivano dai miei limiti, dalla mia giovane età, che pure in qualche modo spesso mi giustifica e mi fa accogliere con un sorriso da parte degli altri dirigenti. Non posso tacere profonde soddisfazioni spirituali. Ora ho meno tempo per la meditazione, per dedicarmi, come si dovrebbe, anche alla contemplazione. Però ho potuto sperimentare in questi mesi momenti di spiritualità molto intensi, organizzati a livello nazionale e nelle nostre sedi territoriali. Le Acli sono appassionate alla politica e ai temi sociali, ma il compito principale resta quello di annunciare il vangelo nel mondo del lavoro.