Andrea campione di palla pugno

La disciplina sportiva andata in crisi all’inizio del ‘900 torna in voga grazie a giovani di talento e a progetti di valorizzazione e promozione. Intanto S.Pietro nel cuneese vanta ben 5 primatisti.
Pallapugno

Il campo da gioco si chiama sferisterio. Il fondo è realizzato in terra battuta, ha una lunghezza di 90 metri e una larghezza che va dai 16 ai 18, uno dei lati lunghi è fiancheggiato da un muro di appoggio. La squadra in campo ha quattro giocatori: un battitore, una spalla, due terzini. Si gioca con la mano chiusa a pugno, protetta con strisce di cuoio e bende. La palla è in gomma, ha un diametro di poco più di dieci centimetri e pesa meno di due etti.

 

Anticamente non c’era festa paesana che nel programma oltre alla processione col santo patrono, la gara di ballo liscio, il banco di beneficienza e la rottura delle pignatte, non comprendesse anche una gara a pallone elastico, la palla-pugno.

La sfida era tutta maschile. Se poi la gara si disputava con squadre di paesi vicini era il massimo: lo spettacolo era assicurato e il cartellone dei festeggiamenti diventava un must.

 

 Il gioco della palla pugno, un tempo chiamato pallone elastico, è storicamente radicato nel basso Piemonte e nella Liguria di ponente. Nelle piazze, nelle strade in ogni angolo si praticava questo sport nobile, che negli anni è diventato una vera disciplina sportiva. Tra fine ottocento e inizio novecento il pallone elastico attraversa una crisi, che porta alla quasi totale scomparsa, con l’eccezione di Torino, Asti e Cuneo in Piemonte e di Savona e Imperia in Liguria.

 

A parlare di questo sport, ci troviamo nello sferisterio di San Pietro, quartiere di Cuneo, in compagnia di un giovane campione: Andrea Pettavino. Andrea – ultimo anno di ragioneria e diciotto anni all’anagrafe  – è campione in C1 nella passata stagione, ora la sua squadra, la Caragliese, approderà alla B.  Andrea è figlio d’arte. «Fin da piccolo, appena ho saputo camminare, mio padre – Giovanni campione pure lui  in C e in B a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 – mi ha insegnato che la palla si poteva anche prendere a pugni oltre che a calci. Così, crescendo, è maturato in me il desiderio di perfezionarmi nella disciplina. L’allenatore era ovviamente mio padre che mi seguiva “pugno dopo pugno”. Vincendo tornei e gare la passione si è trasformata in competizione e da quattro anni Andrea gioca nel Caraglio,da professionista.  

 

Il quartiere di San Pietro conta all’incirca un migliaio di abitanti e ha ben otto squadre giovanili che si cimentano in questo sport, raggruppate in due società sportive la Gallese e la Subalcuneo. «Si inizia a nove anni – spiega Andrea – ed è molto, molto bello vedere ragazzini giocare da veri campioni». Recentemente il Consiglio Federale ha definito il quadro delle squadre partecipanti ai campionati della stagione 2010. Ben dodici compagini sia per la serie A, la B, e la C1, verranno da San Pietro. «Questo piccolo quartiere cuneese – spiega con orgoglio Andrea è il luogo più famoso al mondo per la palla pugno, perché da qui sono usciti e stanno uscendo grandi giocatori: Bruno Campagno (20 anni) e Andrea Dutto (24 anni) in  A;  Manuel Brignone (22 anni) in B, Paolo Panero (19 anni) in C1, Michele Ambrosino negli Under 25, mentre altri ancora stanno crescendo nelle giovanili e si intuisce che sfonderanno. A San Pietro quest’ anno si son vinti due campionati giovanili»

 

L’interesse attorno a questa disciplina è anche supportato a livello regionale, da alcuni  anni  dall’assessorato allo sport delle regioni Piemonte e Liguria che hanno avviato bandi di finanziamento per corsi di avviamento alla disciplina della pallapugno e della palla tamburello.

 

Su quest’onda a Savona il comitato provinciale capeggiato da Roberto Pizzorno, ha ideato il progetto “Riscopriamo la pallapugno” per far incontrare le nuove generazioni con questo tradizionale e popolare sport e con i luoghi dove questa disciplina era particolarmente radicata, come Loano. Chi dimentica in piazza Cadorna le sfide fra i grandi campioni del passato quali Manzo e Balestra, Berruti e Bertola. Ora però si guarda con attenzione anche ai campioni del presente.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons