Ancora un film su Maria

In sala il “Vangelo secondo Maria” di Paolo Zucca. Tra Vangelo, arcaicità sarde e un tocco di femminismo si rivisita la ragazza di Nazareth.
L'attrice italiana Benedetta Porcaroli protagonista del film "Vangelo secondo Maria" a Roma, Italia, 6 maggio 2024. Foto: ANSA/ETTORE FERRARI

In una Nazareth sarda tra rocce pascoli nuraghe, una lingua antica e personaggi quasi da coro greco, vive una ragazza intrepida, selvaggia, non amata dal padre-padrone per la sua indipendenza. Vuole studiare, conoscere, andare in Egitto, è furiosa contro il maschilismo religioso e biblico. Una ribelle. Benedetta Porcaroli presta corpo e anima ad una visione certo non tradizionale, aderente in qualche modo al Vangelo, tra visionarietà, realismo ed imprevisti.

La ragazza incontra Giuseppe, uomo ormai maturo e ingrigito, uno che ha molto viaggiato, da Atene ad Alessandria d’Egitto, e instaura una amicizia con lui che la guida alla conoscenza: filosofia, astronomia, lettura, scrittura, liberandola da una religiosità superstiziosa. E lei, pur con il carattere ribelle ed ostinato che possiede, si fida di lui.

Si sposeranno alla fine, ma sarà un matrimonio casto. Finché i due si innamorano per davvero, quando appare l’angelo – un ragazzo di oggi con tanto di ali appiccicate – e cambia i programmi: diventerà la madre del Messia. Maria è tutt’altro che umile, non ne vuole sapere, si ribella, proprio ora che ha deciso di sposare sul serio Giuseppe. Se la prende con Dio e come alcuni profeti antichi non ci sta, disobbedirà. Davvero?

Girato molto bene in un mondo ancestrale – Pasolini aveva scelto la Lucania, Zucca invece la Sardegna – bellissimo e misterioso, fortemente patriarcale, il film si avvale anche della presenza di Alessandro Gassmann che tratteggia un Giuseppe né vecchio né falegname né dolce, ma un uomo colto che alla fine del suo pellegrinaggio in giro per il mondo torna come un emigrante alle proprie radici. Un uomo forte, saggio, e assetato di amore che conosce i dubbi e i tormenti davanti al destino della ragazza “strana”. Vive la sua storia d’amore, sofferta mentre lei soffre per alcuni sogni dove si pre-vede come una icona portata in processione, una statua senza vita (un filo di polemica è indubbio).

Maria non si sottomette all’angelo, non è secondo la tradizione evangelica. Lotta. Diventa un prototipo di una che difende i diritti femminili. Eccessivo? In parte, sì. Tuttavia il film ha il merito di gettare una luce sulla ragazza di Nazareth e di analizzare la sua domanda all’angelo: “Come è possibile?”. Individua in essa un atteggiamento cosciente, per nulla ingenuo che fa vedere una Maria più matura di quanto si creda.

Forse per qualcuno disturbante o polemico, il film merita però di essere visto, se non altro perché intravvede già in Maria ragazza, la “donna” forte che affronterà in seguito il dolore. Fotografia luminosa, volti caravaggeschi, una natura ruvida e pulita accompagna la storia di una ragazza coraggiosa.

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