Ancora terremoto
A Van si scava a mani nude fra le macerie per soccorrere i superstiti.
La terra ha tremato ancora una volta in Anatolia: l’ennesima, perché il conto esatto la gente non lo tiene più, come non tiene più quello dei morti, dei feriti e delle case distrutte. Sono comunque, ogni volta, cifre con tre zeri. Si sa, la regione è altamente sismica e, nel Mediterraneo, condivide questo triste primato con la nostra penisola. Stretta nella morsa fra la zolla euroasiatica, quella africana e quella arabica, l’Anatolia galleggia, si fa per dire, su strati profondi che scuotono la superficie. Le case costruite con metodi antisismici sono ancora pochissime e quelle più antiche cedono alle scosse e franano su chi le abita.
Non si interviene con mezzi meccanici finché si spera di trovare superstiti; così si assiste all’affannosa ricerca di indizi per intervenire a rimuovere le macerie. Chi può scava affannosamente anche a mani nude, riuscendo spesso a salvare persone vive e addirittura fortunosamente illese. Ma di fronte a questi che definiamo miracoli, i morti superano già il migliaio. Si attiva intanto anche la solidarietà internazionale con l’invio dei soccorsi: generi di prima necessità e soprattutto esperti. E in questo campo, si sa, gli italiani hanno esperienza.