Ancora incendi in Piemonte

Tra scenari apocalittici a causa delle fiamme che scendono verso i paesi, facciamo un bilancio della situazione anche grazie alle testimonianze che è possibile raccogliere sui social network

L’immagine emblema della catastrofe ambientale (e dalle incalcolabili ricadute economiche) che sta mettendo in ginocchio il Piemonte gira su Facebook e l’ha scattata in volo Alberto di ritorno da Barcellona. Raffigura il Monviso (che tutti da queste parti conoscono come “il Re”) che emerge da un mare di fumo, prodotto della combustione degli incendi che, da ormai più di 20 giorni stanno cancellando i boschi di molte vallate piemontesi.

Al momento i Vigili del Fuoco segnalano circa 11 grandi incendi attivi lungo tutto l’arco alpino del Piemonte e sono poche le valli finora scampate al fuoco. Nel torinese la situazione più tragica appare quella della Val di Susa, con interi paesi lambiti dalle fiamme degli incendi e altri, come Mompantero, evacuati.

Gli incendi si sono espansi a macchia d’olio e stanno interessando il Canavese, la Valle Orco, Val Noce, Val Chisone, Valchiusella e Val Germanasca arrivando fino alla Var Varaita e altre valli cuneesi. Si stima che le fiamme abbiano già bruciato più di 3 mila ettari di bosco. Le operazioni per contenerle sono state fino ad ora molto difficoltose, a causa del vento e della scarsa visibilità ma anche per una iniziale carenza di mezzi e scarsa disponibilità di aiuti da parte di altre regioni italiane.

La rabbia, inevitabile, corre sui social network. Da qualche giorno i piemontesi denunciano la scarsa attenzione mediatica verso quella che, per chi ne è toccato in prima persona, rappresenta una vera e propria apocalisse. A Cantalupa, nel torinese, il cuore di un giovane 26enne ha ceduto mentre tentava di mettere in sicurezza la proprietà di famiglia, per evitare che venisse inghiottita dalle fiamme. Perché da queste parti quel pezzo di bosco rappresenta tutta una vita di sacrifici e lo squarcio sul futuro.

Vertice in prefettura sull'emergenza incendi in Piemonte, Torino, 30 Ottobre 2017
Vertice in prefettura sull’emergenza incendi in Piemonte, Torino, 30 Ottobre 2017

Sotto il tiro delle polemiche sono finite le istituzioni, ree di aver lasciato sole le valli di fronte al fuoco e a aver messo in moto azioni tardive, sottovalutando una situazione che già nei giorni scorsi era apparsa molto grave, con l’aria acre e carbonizzata che aveva raggiunto il centro di Torino.

Nelle valli negli ultimi giorni è arrivato l’esercito ad affiancare i Vigili del Fuoco, gli AIB e la Protezione civile che stavano operando da diversi giorni ininterrottamente, mentre il Governo ha ottenuto l’invio di due Canadair dalla Croazia. Forze e risorse che sembrano però a tratti insufficienti e spesso sono ostacolate dai venti e dalla scarsa visibilità dovuta al fumo che si alza dai boschi.

«Chi è del nord capirà la sensazione – scrive su Facebook qualcuno che vive in una delle zone colpite –, è come quando c’è una fitta nebbia e ti senti soffocare. È peggio, bruciano gli occhi, brucia la gola, si fa fatica a respirare anche dentro le abitazioni. A tutto questo c’è da aggiungere la paura, paura del fuoco che sta letteralmente devastando le nostre amate montagne lasciandosi dietro solo cenere. La felicità nel sentire un Canadair sorvolare le nostre case e la delusione quando capisci che non riescono ad avvicinarsi alle montagne per il troppo fumo».

Cause

Mentre nei boschi ancora si lavora per arginare il fuoco, inevitabilmente ci si interroga sulle cause di questo disastro. Da una parte c’è la tremenda siccità dovuta alla lunga mancanza di piogge, che oltre ad aver prosciugato molti fiumi diventa complice dei fitti tappeti di foglie secche che si sono formati per l’incipiente stagione autunnale, diventando manna dal cielo per il fuoco doloso di cui è responsabile la mano dell’uomo.

Da più parti si riferisce di agricoltori e altri individui che avrebbero appiccato le fiamme a sterpaglie e rifiuti e del ritrovamento in alcuni boschi di inneschi incendiari. Qualcuno, sottovoce, parla anche di azioni premeditate dalle ecomafie.

Solidarietà e speranza per la pioggia

Facebook in questi giorni è strumento di denuncia, ma anche strumento che molti piemontesi usano per stringersi intorno agli abitanti dei luoghi interessati dagli incendi: «Siamo tutti con voi: siamo tutti molto preoccupati e condividiamo l’angoscia. Le vostre valli ci appartengono, appartengono a chi ha un cuore. Un grande abbraccio», scrive Cristina sul gruppo TORINO DA SCOPRIRE, luogo dove in questi giorni si incrociano, contrastanti, le immagini mozzafiato dei tramonti e quelle, altrettanto infuocate, che arrivano dalle valli coinvolte: «Arrivare a Torino da Susa è davvero stranissimo. Lasci un cielo infuocato e carico di fumo irrespirabile e ti accoglie un tramonto con giochi di colore e sembra tutto tranquillo… È stata davvero una strana sensazione», scrive Annarita.

Domenica in molte chiese si è pregato per l’arrivo della pioggia, che sicuramente darebbe un contributo decisivo per domare il fuoco. Le previsioni dicono che si deve attendere ancora fino al weekend, ma che la pioggia arriverà. Ma anche quando il fuoco cesserà, la ferita aperta con la natura devastata resterà.

Qualcuno su Facebook posta, laconico, un monito: «La montagna è ferita da questi roghi che sembrano non avere fine. Ma la montagna è immensa, eterna e si riprenderà. Fra venti anni, trenta anni tutto sarà come prima. Per la montagna trenta anni sono un niente, ma per l’uomo, per la sua stupidità trenta anni sono un tempo troppo lungo da aspettare. Così a rimetterci è solo l’uomo. Il fatto è che se lo merita».

 

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