Ancora a spalare fango in Sicilia

Dopo le alluvioni del 2009, il messinese si trova di nuovo a subire pesanti danni per le piogge torrenziali. E se tutti sono disponibili alla solidarietà, è necessario riflettere sulle responsabilità umane in questa calamità
Scaletta alluvione 2009

Ad un mese esatto dall’alluvione in Liguria un’altra regione si ritrova a spalare fango. La Sicilia è nuovamente colpita da piogge torrenziali che provocano frane e fiumi di acqua e terra. La prima reazione alla notizia è una sorta di sussulto: non sono forse bastati i 37 morti di Scaletta Zanclea nel 2009? Evidentemente no. Ci voleva questa ulteriore storia di morte e desolazione per sbloccare i 162 milioni per i lavori di prevenzione sul territorio messinese bloccati da mesi e mesi. Bloccati da cosa? Non si sa.

 

Le storie che raccogliamo in questi giorni sono le stesse della disperazione sentite in Liguria da chi ha perso un familiare o di chi non ha più neanche un capo di biancheria per cambiarsi. Ma sono anche quelle della generosità dei tantissimi, giovani e adulti, che si danno appuntamento presto ogni mattina davanti al Comune per andare insieme a lavorare, cioè a spalare fango dalle case. È il passaparola che ha richiamato tutti: difficile usare internet e ricaricare i cellulari se non c’è energia elettrica! Ma è difficile anche trovare pale a sufficienza o capire dove ammucchiare il fango, se il coordinamento dei soccorsi non è immediato e particolarmente efficiente.

 

In ogni caso tutti sono pronti, disponibili alla solidarietà. «Mentre l’acqua inondava rapidamente il piano terra della mia casa – racconta Mariella – dalla finestra del piano superiore vedo dei sacchi neri trascinati nel fiume che ormai scorre nella strada: da alcuni giorni la spazzatura non veniva raccolta. Poi due ragazzi si buttano nell’acqua che li copre sino al petto: si erano accorti che in realtà uno dei sacchi era una donna anziana. L’hanno salvata per un pelo. Era uscita dalla sua abitazione a piano terra per andare da qualche vicino ad un piano più alto, ma l’acqua era stata più forte di lei». Scene che non si dimenticheranno mai più.

 

E ora cosa serve? Se lo chiediamo alle persone dei luoghi colpiti non sanno cosa dire, perché se non hai nulla non sai nemmeno cosa è più urgente. Forse pannolini e latte per i bambini piccoli. E poi che non piova per qualche tempo. Con il passare dei giorni si capirà il resto.

 

Se pensiamo all’emergenza tuttavia è inevitabile riflettere anche sulle cause di quanto è successo. Disastri evitabili? Forse si. Di certo c’è che alcuni giorni fa sono stato rinviati a giudizio per disastro e omicidio colposo multiplo diversi amministratori di enti locali per quanto accaduto a Scaletta e dintorni due anni fa. È vero dunque che di fronte ad alcune calamità naturali c’è ben poco da fare, ma è altrettanto vero che la responsabilità dell’uomo gioca un ruolo fondamentale in termini di prevenzione e di tutela. Ce lo ricorderemo quando si parlerà di condoni edilizi, quando si faranno le trattative per i piani regolatori e quando dovremo scegliere in nostri amministratori alle elezioni?

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