Anche la sanità piemontese rischia il commissariamento

Difficile ripianare il buco da 900 milioni di euro. La tentazione di mettere in vendita il patrimonio pubblico     
salute

Potrebbe ormai essere inevitabile e uno degli ultimi atti del Governo.Si tratta del commissariamento della Sanità piemontese che nonostante i conti del 2012 siano stati all’interno del piano di rientro concordato con i ministeri di sanità e finanza, con un risparmio di 100 milioni all’anno, rimane in profondo rosso. Sul bilancio pesa un buco di 900milioni di euro dagli anni 2006/2007 quando la Regione assegnò quei fondi senza però vincolarli e così le Asl li hanno spesi continuando a segnare quella somma come crediti nei conti delle aziende sanitarie e ospedaliere sul 2013.

Una situazione che sta mettendo in ginocchio la sanità piemontese e che potrebbe avere conseguenze pesanti ancora sui cittadini con ulteriori servizi che chiuderanno e l’aumento di tasse. Il commissariamento non provocherebbe solo la nomina di un commissario per controllare i conti maanche l'aumento automatico dell'Irap, dell'aliquota regionale dell'Irpef almassimo possibile (l'1,1 per cento anche per le fasce di reddito che oggi in Piemonte pagano di meno) e magari un superticket.

Nella la posizione del governatore Cota che sull’ipotesi non ci sta:«Commissariare una Regione virtuosa ­ dice – che in due anni è riuscita a risparmiare 200 milioni sulla spesa sanitaria per un buco pregresso che loStato non era riuscito ad evidenziare mi sembra un paradosso. Una scelta impossibile da compiere e, soprattutto, difficile da spiegare».

Ma come detto dall’assessore Monferino la trattativa tra Regione e Governo va avanti. La soluzione proposta dalla Regione, ma che non piace a ospedali, Asl e soprattutto ai Comuni, è quella di creare due fondi immobiliari con i
beni sanitari che genererebbero un attivo superiore a quella cifra. E con una legge regionale destinarla a ripianare quel buco. La soluzione non piace perché nei fondi immobiliari finirebbero tutti quei beni che ospedali e strutture sanitarie hanno ereditato nel corso dei secoli magari dalle confraternite, dai privati e dai Comuni.

Un patrimonio che il territorio considera suo e non da svendere per ripianare buchi di malasanità.
 
 

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