Anche i non credenti per la pace
L’incontro delle religioni per la pace apre a chi non professa una fede. «Cercano la verità» ha detto il Papa. Commuove il ricordo di Giovanni Paolo II. Dal nostro inviato
In pantaloni, sobriamente elegante, capelli corti, trucco e rossetto. È finalmente il suo turno, dopo nove uomini, leader delle principali religioni. Benedetto XVI accompagna con lo sguardo sopra le lenti il suo procedere verso il microfono. È la prima donna a parlare, ma non per questo c’è particolare attesa. Ella rappresenta la novità di questa Assisi 2011, quarto appuntamento di preghiera per la pace, 25 anni dopo quel 27 ottobre 1986, quando Giovanni Paolo II invitò, per la prima volta nella storia dell’umanità, i rappresentanti delle religioni del mondo ad incontrarsi per invocare la pace.
La professoressa Julia Kristeva è qui nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a rappresentare tutta quella parte di uomini e donne che semplicisticamente sono posti sotto la classificazione di «non credenti». Origini bulgare, filosofa e psicanalista, vive in Francia. E in francese, con tono pacato ma fermo, ha precisato: «L’età del sospetto non è più sufficiente. Di fronte alle crisi è giunta l’ora della scommessa. La rifondazione dell’umanesimo non è in dogma provvidenziale, né un gioco dello spirito, è una scommessa». Costata non senza soddisfazione che «per la prima volta gli uomini e le donne sono in grado di rivalutare in completa trasparenza la religiosità costitutiva dell’essere umano», annotando che «l’incontro delle nostre diversità qui ad Assisi testimonia che l’ipotesi della distruzione della terra e dell’umanità non è l’unica possibile».
Il papa l’ascolta con accentuata attenzione. Dietro la sua sagoma bianca, un fondale d’eccezione, la facciata della chiesetta della Porziuncola dai colori vivi dell’affresco con le figure del Cristo e di Maria. Qui san Francesco morì nel 1226. Sulla destra di Benedetto XVI il patriarca ecumenico Bartolomeo I, arcivescovo ortodosso di Costantinopoli – a lui il compito di aprire la serie dei dieci interventi –, mentre all’altro fianco c’è Rabbi David Rosen, rappresentante del Gran Rabbinato d’Israele.
Sui due maxischermi posti all’esterno della Basilica, dove è rimasta la folla dei fedeli che non è potuta entrare, scorrono i primi piani dei rappresentanti delle religioni del mondo, copricapi di varia foggia, abiti neri, scuri, bianchi o coloratissimi. Tante diversità ma un’identica nota, quella di sguardi intensi e ascolto profondo a testimoniare questa vetrina, anzi un’Expo del dialogo tra le fedi che si è rinnovato ancora una volta, complice lo spirito d’Assisi.
«La guerra può essere decisa da pochi, la pace ha bisogno del concorso di tutti». La voce familiare di Giovanni Paolo II risuona fuori e dentro il tempio mariano. Un filmato che rimanda all’appuntamento di 25 anni fa apre la mattinata di riflessione. Un brivido corre tra la gente e si scioglie in un applauso. Poi iniziano gli interventi delle personalità, che in maggioranza leggono un testo preparato, ma c’è anche chi parla a braccio e chi, come il rappresentante della religione Yoruba, Wande Abimbola, tunica variopinta e lunga collana al collo, improvvisa un canto accompagnato da un piccolo strumento che estrae dalla tasca.
In prima fila, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, e il titolare del dicastero dei Trasporti, Altero Matteoli. Da Roma, infatti, tutte le delegazioni sono giunte nella terra del Poverello a bordo di un treno Frecciarossa.
Il cielo è coperto sin dall’alba. Una coltre bianca che incombe (nulla di minaccioso), ma l’umidità non manca e la gente s’è adeguatamente protetta. Alle 12,20 prende la parola il papa, momento conclusivo della mattinata, e il sole d’improvviso si presenta, pur timidamente, tra il plauso di quanti sono addossati alle transenne esterne.
Con tono piano Benedetto XVI argomenta la sua lettura dell’oggi, segnato da due differenti tipologie di nuove forme di violenza: il terrorismo, spesso motivato religiosamente, e la negazione di Dio, che ha spesso «prodotto crudeltà e una violenza senza misura, come gli orrori dei campi di concentramento mostrano». Il papa parla di una «contro-religione», l’adorazione del denaro, dell’avere e del potere, «in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio personale».
Ma in questa Assisi 2011 al papa sta a cuore qualcos’altro. E si scorge dal cambio di tono della voce. Tra tutti gli interlocutori di oggi, gliene sta a cuore, uno, anzi una, la rappresentante di chi non ha riferimenti religiosi. Lui l’ha voluta, e adesso riprende con lei il filo sottile del dialogo: la pone al centro ed invita a disfarsi di pregiudizi. «Sono persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio».
Lo spirito d’Assisi abbraccia adesso davvero tutti: i dialoghi auspicati dal Concilio Vaticano II per la Chiesa trovano completa manifestazione. La signora Kristeva (un cognome foneticamente indiziario) diventa l’emblema di questo appuntamento, che ha per titolo “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Non si tratta di pregare assieme (erronea lettura degli incontri assisani), e non solo di arrivare insieme ad Assisi per pregare distintamente per proprio conto, onde evitare confusioni e sincretismi. Adesso l’incontro si arricchisce del senso del pellegrinare.
E in questo siamo tutti accomunati. Tanto che Benedetto XVI vede nella presenza di chi non ha fede religiosa un ruolo d’elezione. «Tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista». Ma il loro compito, sottolinea papa Ratzinger, non si ferma qui: «Chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri».
Benedetto XVI non fa sconti e arriva sino in fondo. «Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogarsi è anche un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede, affinché Dio, il vero Dio, diventi accessibile». Altro che cerimonia rievocativa, altro che liturgia di un ricordo. L’incontro di Assisi compie un nuovo passo in avanti. E siamo solo alla prima metà della giornata.