Anche da condannato Donald Trump fa ancora la storia

Giovedì 30 maggio i giurati della corte di Manhattan hanno giudicato il magnate colpevole per falso in bilancio, consegnandolo ai posteri come il primo ex presidente Usa a ricevere una condanna penale
L'ex presidente Donald Trump arriva per il suo processo penale presso la Corte penale di Manhattan a New York, NY, USA, il 29 maggio 2024. Foto: EPA/JABIN BOTSFORD/POOL via Ansa

Guilty. Colpevole. I giurati selezionati per giudicare la condotta di Donald Trump sono stati unanimi nella loro decisione: il loro ex presidente ha commesso i 34 reati penali che gli sono stati imputati.  Il caso è nato dalla falsificazione di documenti aziendali da parte del magnate per coprire i pagamenti segreti all’attrice di film per adulti Stormy Daniels prima delle elezioni presidenziali del 2016. L’allora e l’odierno candidato alla Casa Bianca temeva che la relazione potesse inficiare l’esito delle urne e aveva chiesto al suo avvocato di fiducia, Michael Cohen, di provvedere con 130.000 dollari, ottenuti mascherando le uscite della sua azienda, al silenzio della Daniels.

Con la sentenza di giovedì Donald Trump raggiunge un nuovo primato: è il primo presidente americano a ricevere una condanna penale ed è anche il primo a correre per la Casa Bianca da pregiudicato. Erano trascorse da pochi minuti le 23 italiane, quando i 12 giurati, riuniti nell’aula della corte della zona più a sud di Manhattan hanno annunciato al giudice Juan Merchant di aver raggiunto il verdetto. Dopo trenta minuti di pratiche burocratiche, la parola guilty è stata pronunciata con fermezza ad ogni capo di accusa, mentre il magnate diventava rosso e con sguardo impassibile fissava in avanti. I giornalisti presenti in aula, dove non erano ammesse telecamere, lo hanno dipinto arrabbiato, frustrato, turbato.

Trump ha posto una pietra miliare nella storia della presidenza Usa, una pietra che dovrebbe essere tombale per un presidente, ma non per lui che, appena fuori dall’aula ha continuano a narrare una realtà altra rispetto al verdetto e cioè quella di un processo pilotato dal presidente americano Joe Biden, quella di un giudice corrotto, quella di un uomo innocente messo alla gogna. Questa narrazione alternativa ha innescato immediatamente una lettera di raccolta fondi da parte della sua campagna elettorale che ha trasformato una sentenza che avrebbe dovuto essere una tomba politica, in un trampolino di lancio per ottenere più denaro dai suoi sostenitori, anche per pagare le notevoli spese legali degli altri processi.

Ora spetta al giudice “corrotto” definire la pena entro l’11 luglio, a quattro giorni dall’apertura della convention repubblicana a Milwaukee che dovrebbe incoronare Trump come ufficiale candidato nella corsa alle presidenziali del 2024.  Non è chiaro se l’ex presidente sarà condannato al carcere. I giudici dello stato di New York hanno ampio margine di manovra in questo campo e data l’età di Trump, 77 anni, e nessun precedente penale potrebbero decidere per la libertà vigilata o gli arresti domiciliari e il pagamento di un’ammenda. I legali dell’imputato potranno ricorrere, mentre altri tre processi penali verso il loro cliente sono in attesa del via.

La sentenza di giovedì farà terrà bruciata attorno ai suoi elettori? In molti lo dubitano. I sondaggi nelle ultime settimane hanno dato esiti contrastanti, ad eccezione degli indipendenti che hanno annunciato una notevole presa di distanza in caso di condanna. La sentenza ha comunque mostrato che il sistema americano continua a funzionare, arrivando a processare anche un ex presidente, a cui è stato garantito un processo simile ai molti che si svolgono e si stanno svolgendo nelle aule giudiziarie del Paese. Dall’altro canto la sentenza mostra un vuoto costituzionale, poiché pur da condannato l’ex presidente può continuare la sua campagna elettorale e potrebbe anche vincere e governare, poiché nessuna norma lo proibisce. Se ciò dovesse accadere, Trump continuerà a fare la storia degli Stati Uniti, come ha continuato a fare dal 2016, senza mai abbandonare la scena politica pur da sconfitto.

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