Anche a Lima la gente è scesa in piazza
Anche in Perù si attiva la protesta sociale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la spartizione di alcuni incarichi delicati tra i quattro principali partiti, che si sono suddivisi sei poltrone del Tribunale costituzionale, quella del Difensore del popolo e di tre direttori della Banca centrale.
I media e soprattutto i giovani universitari si sono ribellati alle nomine, che non hanno spesso tenuto conto della competenza professionale o che erano in aperto conflitto di interesse. In una settimana ci sono state due manifestazioni, con diverse migliaia di partecipanti, mentre la stampa reagiva indignata alla spartizione operata in Parlamento.
L’inattesa reazione ha provocato prima l’intervento del presidente, Ollanta Umala, che ha chiesto un passo indietro alle figure più contestate, dopo aver preso atto della legittimità della protesta e, successivamente, una seduta straordinaria del Parlmento, nonostante il fatto che in luglio le sessioni si interrompono per le vacanze invernali. Nel giro di venti minuti e senza dibattito, il legislativo ha fatto marcia indietro mandando in frigorifero fino a nuova data i rimpiazzi, pur necessari degli incarichi scanduti.
Dopo le manifestazioni in Brasile e in Argentina, dove per agosto si attende una nuova mobiliazione, anche a Lima la gente è scesa in piazza per reclamare una politica più etica, che rompa la continuità con la abituale spartizione del potere.