Anche 007 se ne va
“Bond, James Bond”. Anche lui, l’immortale agente segreto al servizio di Sua Maestà, se ne va. O, meglio,se n’è andato un attore che l’ha interpretato ben sette volte, Roger Moore. Gentile, molto inglese, occhi azzurri, calmo, non ruspante come Sean Connery né bronzeo come David Craig. Comunque affascinante, seduttore e sedotto, visto che nel privato s’è sposato quattro volte con donne grintose. Sir per opera della regina Elisabetta, anche sir nella vita quotidiana e nel set – nessuno ricorda che abbia mai perso la pazienza – disponibile, generoso e ironico. Quell’ironia molto british con cui ha portato al personaggio di Bond una carica di umanità, nelle imprese per la salvezza del mondo dai cattivissimi: dalla terra alla luna, dai deserti alle foreste, dagli oceani ai monti, sempre in compagnia di bellissime girls, ogni film nuove, e sempre incolume. Erede di attori come David Niven e Stewart Ganger, giocava più di fioretto che di spada. Scomparso a 89 anni in Svizzera per la solita crudele malattia, l’erede migliore di Bond, lascia oltre alla saga bondiana (tra cui La spia che mi amava, Vivi e lascia vivere, Bersaglio mobile), film come Attenti a quei due, I 4 dell’Oca selvaggia, Ci rivedremo all’inferno.
Attore non eccelso, aveva comunque una sua definita personalità, riassunta nell’eleganza della persona e del tratto, e nel sorriso a labbra socchiuse, ricco di britannica ironia.